I danni della lamentela

Ricerche scientifiche hanno dimostrato che ascoltare per più di 30 minuti al giorno discorsi intrisi di lamentele e negatività nuoce a livello cerebrale.
La lamentela viene processata in quella parte di cervello dedicata alle funzioni cognitive normalmente usata per risolvere i problemi e, quindi, in presenza di lamentela non si possono trovare soluzioni. Inoltre, questo stato mentale nuoce ai neuroni, all’intelligenza e alla nostra salute complessiva.

Da un anno, tutti i media non fanno altro che creare uno stato d’allarme continuo, disegnando la condizione in cui la maggior parte della gente vive ormai in modo costante.

Ma non è obbligatorio accettare passivamente questa situazione. Possiamo consapevolmente trasformare le crisi in opportunità, tornare a costruire una realtà più gioiosa e sperare.

Siamo gli architetti della nostra vita, del nostro cervello e del nostro benessere.

Aggressività v/s violenza

Il silenzio delle pietre di Vittorino Andreoli è un romanzo ricco di stimoli e spunti di riflessione.

Oggi vogliamo condividere un passaggio del libro con cui siamo sostanzialmente d’accordo e che ci sembra molto interessante:

“Io credo nella distinzione tra aggressività e violenza, benché non tutti la accettino e io stesso ammetta che non è facile riconoscere la diversità tra questi due comportamenti. L’aggressività esprime un atto di sopraffazione che si lega all’affermazione dei bisogni primari: approvvigionamento di cibo, difesa della prole, protezione del proprio territorio di insediamento che garantisce sicurezza e riparo dalle intemperie.
La violenza è analoga, ma non è dettata da questi bisogni. Si situerebbe dunque in una sfera dell’evitabile: in questo senso potremmo concludere che la violenza è inutile al vivere, mentre l’aggressività è un meccanismo necessario alla sopravvivenza”.

Buona giornata!

Propoli: un prezioso aiuto dalla natura

La propoli è una resina che riveste le gemme di alcune piante, come betulla, pioppo, pino, larice, olmo e ciliegio, che le api raccolgono e modificano con le loro secrezioni salivari e con l’aggiunta di cera. È anche detta “l’antibiotico naturale” ed è uno dei rimedi più usati durante la stagione fredda.

La scoperta e l’utilizzo della propoli hanno origini antichissime. I primi cenni storici sul suo uso risalgono a circa 6.000 anni fa. I sacerdoti dell’Antico Egitto utilizzavano questa sostanza per mummificare le spoglie dei faraoni, mentre i medici ne facevano uso per curare le infezioni della pelle, dell’apparato respiratorio e come cicatrizzante e disinfettante delle ferite. Le donne di stirpe reale, invece, la mescolavano al latte per ricavarne lozioni di bellezza. Ma quella egiziana non è l’unica civiltà dove si trovano citazioni riguardanti l’impiego della propoli. Anche i Greci, i Romani, gli Arabi e persino gli Incas ne conoscevano le straordinarie proprietà. Per questi ultimi, ad esempio, era un valido rimedio per le infezioni che provocavano la febbre. Aristotele, nel III secolo a.C., scrisse che la propoli era un ottimo rimedio per le malattie della pelle, per le piaghe e le suppurazioni. Nell’antica Roma, l’uso di questa sostanza ebbe un tale successo che gli stessi legionari ne portavano appresso una piccola quantità, durante le campagne militari, a scopo disinfettante e cicatrizzante. La sua storia passa, dunque, attraverso i secoli per giungere fino a noi come un potentissimo farmaco naturale.

Conferme scientifiche

Negli ultimi decenni gli scienziati hanno messo in evidenza i suoi componenti, i meccanismi di azione e le proprietà biologiche, confermando in maniera scientifica le ragioni per cui l’uomo la utilizza da così tanto tempo per curare vari disturbi e malattie.

Le api la usano come antisettico

È interessante osservare anche l’uso che fanno del loro prodotto le api stesse all’interno dell’alveare. Infatti, oltre che come materiale da costruzione, è usata come antisettico. Viene applicata come sterilizzante sulle pareti delle cellette, soprattutto quelle destinate ad accogliere le uova dell’ape regina; oppure viene depositata, per evitarne la decomposizione putrefattiva, su animaletti penetrati all’interno dell’arnia e uccisi dalle api stesse, quando non sono in grado di trascinarli fuori.

Propoli grezza o in scaglie

La propoli grezza o in scaglie che troviamo in commercio è ottenuta per raschiamento, nella pulizia periodica delle superfici interne dell’arnia, oppure grazie ad apposite griglie di raccolta poste tra il nido e il tetto dell’arnia.

Tinture

La tecnica più comune per l’uso della propoli è l’estrazione della frazione resinosa solubile in alcol (contenente la maggior parte dei flavonoidi), dalla quale si ottiene la tintura. La frazione resinosa in acqua dà origine a emulsioni tanto più torbide, quanto più alta è la percentuale di flavonoidi presenti.

Composizione

La composizione della propoli è molto variabile a seconda delle stagioni, del tipo di vegetazione e dalla razza stessa delle api raccoglitrici. Mediamente la sua composizione chimica è la seguente: resine e balsami 50% (tra cui acidi aromatici, aldeidi aromatiche, acidi caffeico, ferulico, cumarico), cere 30% (contenenti anche vitamine del gruppo B, vitamina C ed E, oltre a oli essenziali), polifenoli 10% (in particolare flavonoidi), polline 5% e sostanze varie 5% (sali minerali, tra cui: calcio, rame, ferro, manganese e altri). I flavonoidi rappresentano la frazione più interessante e studiata per le sue preziose qualità, quali l’attività antibatterica, antifermentativa e riepitelizzante. Nelle piante queste sostanze svolgono azioni di protezione e di stimolo delle principali funzioni metaboliche, come, ad esempio, la respirazione cellulare. Inoltre proteggono dai parassiti e dai danni provocati da un eccesso di radiazioni luminose.

Proprietà della propoli

Azione batteriostatica e battericidala propoli è uno dei migliori antibatterici naturali sia per la sua attività inibitrice (impedisce la moltiplicazione dei germi ed è in grado di ucciderli), sia per lo stimolo che esercita sui processi di immunità.
Per ottenere la massima efficacia è utile iniziare la cura ai primi sintomi (consiglio valido per tutte le sue applicazioni) prolungandola per un periodo di almeno 15 giorni. È possibile l’associazione con antibiotici allo scopo di combattere la riduzione delle difese immunitarie provocata da questi ultimi. 

Azione antimicoticasi esercita soprattutto sulle micosi cutanee superficiali da Candida, Tricophyton, Microsporon, Trichomonas (parassita che infetta le vie genitali femminili). L’attività antifungina sembra dovuta agli acidi aromatici e ai polifenoidi. È consigliabile un periodo di cura non inferiore ai 30 giorni.

Azione antiviraleparticolarmente efficace nel combattere i virus influenzali, in quanto ne inibisce la crescita e ne rallenta la moltiplicazione, la propoli si rivela anche un ottimo antidoto nei confronti dell’herpes zoster, genitalis e labialis. La somministrazione deve durare almeno 15 giorni.

Azione immunostimolante e anti infiammatoriaaumentando la produzione di anticorpi, è un ottimo stimolante delle difese immunitarie in genere. Si può utilizzare la propoli nella prevenzione delle malattie da raffreddamento delle prime vie aeree seguendo tre cicli di somministrazione di 30 giorni ciascuno, intervallati da 15 giorni di sospensione, iniziando tra la fine di settembre e i primi di ottobre.

Azione anestetica localetale azione è dovuta agli olii essen- ziali volatili.

Azione epatoprotettivagrazie all’attività anti radicali liberi della propoli è possibile riscontrare anche una proprietà di protezione del fegato e degli organi a esso connessi.

Azione vasoprotettiva: tale azione si esplica sulla fragilità e permeabilità capillare e sulla circolazione, in quanto i flavonoidi tendono a irrobustire le pareti capillari.

Azione antiossidanteprotegge contro i danni da radicali liberi grazie soprattutto alle vitamine C ed E. Pare che tale attività sia maggiore per l’estratto acquoso che per quello alcolico.

Azione contro i trigliceridirecenti sperimentazioni hanno dimostrato la capacità della propoli di diminuire il contenuto di grassi nel sangue.

Azione lassativala blanda azione lassativa della propoli è spiegabile grazie alla stimolazione dei movimenti dell’intestino per l’effetto combinato sulla muscolatura liscia e striata dell’intestino.

Sembra che questo prodotto sia privo di effetti collaterali anche a dosi elevate e prolungate nel tempo. Tuttavia, qualunque disturbo scompare prontamente con la sospensione del trattamento.

Preparazioni farmaceutiche

Soluzione idroalcolica di propolisi ottiene lasciando macerare la propoli in alcol etilico, tale tintura risulta scura e lascia residui sul bicchiere in quanto la sostanza è ricca di cera, tuttavia la purificazione potrebbe comportare la perdita di alcuni componenti e la riduzione dell’efficacia. La tintura idroalcolica viene utilizzata per la fabbricazione di gocce (usate prevalentemente per gargarismi e come colluttorio) e di sciroppo (per i bambini).

Estratto secco di propolisi ottiene concentrando la soluzione idroalcolica ed evaporando totalmente l’alcol. La polvere così ottenuta viene mescolata a opportune sostanze per la fabbricazione di compresse (per mal di gola, faringiti e altri disturbi quotidiani), compresse effervescenti o bustine solubili (che permettono un rapido assorbimento da parte dello stomaco). 

Soluzione idroglicericasi ottiene estraendo la propoli in una soluzione non alcolica. Viene utilizzata per la produzione di gocce, particolarmente adatte ai bambini, essendo totalmente prive di alcol.

Altri usi della propoli

Come già accennato, l’utilizzo della propoli in cosmesi è antichissimo. I suoi estratti vengono oggi impiegati per la preparazione di creme, lozioni, emulsioni, detergenti, unguenti, colluttori e altro. Si possono usare per la cura dei capelli e del cuoio capelluto, per l’igiene dei denti e della pelle. Vengono, inoltre, creati prodotti ad azione filtrante (solari), ad azione deodorante e purificanti per pelli grasse e impure.

Samantha Fumagalli

Il viaggio dell’eroe attraverso 8 archetipi

Pubblichiamo una testimonianza scritta da una partecipante al ciclo di lavoro Il viaggio degli eroi condotto da Morena Pertile.

Il 24 novembre 2019 inizia un nuovo viaggio per me, un viaggio che intraprendo con l’entusiasmo che mi caratterizza ma anche con un po’ di preoccupazione, “lavorare” su se stessi è un atto d’amore, ma allo stesso tempo sai che comporterà anche sofferenza, necessaria per raggiungere una nuova consapevolezza, un nuovo equilibrio.

Inizia la scoperta di otto archetipi, archetipi di cui fino ad ora non ero nemmeno a conoscenza.

Il primo archetipo lo affronto con curiosità e leggerezza, l’Innocente è il bambino, terreno facile per me che lascio sempre spazio alla bambina che è in me. La mia infanzia è stata serena e questo mi ha permesso di mantenere l’entusiasmo e la leggerezza tipiche del fanciullo.

Arriva il momento di affrontare l’Orfano e già so che sarà un passaggio difficile. Il senso di solitudine si acuisce e riaffiora la tristezza nel ricordare che, dagli otto anni a tutta l’adolescenza mi sono sentita pervasa dalla malinconia e dal senso di vuoto attorno a me. Con l’Orfano inizia il cambiamento, ora ne sono consapevole ma in quel periodo ho ceduto alla tristezza e mi sono chiusa in questo momento di dolore. Non capivo, ma sapevo che era solo un passaggio, ho stretto i denti e ho proseguito anche se la tentazione di lasciare è stata forte, ma mai avrei deluso me stessa! Ho riletto un passaggio dell’Orfano e ora comprendo che l’ho proprio vissuto, “la sfida dell’Orfano è assumersi la responsabilità della propria sofferenza e accettare ciò che si è”. Sfida accettata!

Del Guerriero non mi è mai mancata la determinazione e la volontà di affrontare le difficoltà della vita. Questo passaggio non l’ho vissuto serenamente, è stato difficile emotivamente anche perché portava con sé la sofferenza dell’Orfano ancora presente. Sono stati mesi difficili, il lato ombra del Guerriero ogni tanto prevaleva e ne ero consapevole. Rabbia e frustrazione accumulate negli anni si facevano largo tra tristezza e sofferenza. Questi mesi hanno portato i loro frutti, ho capito che un vero Guerriero combatte con intelligenza e saggezza e non con esplosioni di rabbia e questo per me è un traguardo importantissimo.

Ero pronta all’archetipo successivo, l’Amante, ero pronta ad imparare ad amare me stessa. Non è facile amare se stessi e non è facile coltivare l’autostima, l’Orfano tenta di farsi sentire… Dell’archetipo dell’Amante vivo la passione sia fisica che mentale che per la vita, amo godere delle piccole cose, mi nutro del piacere di vivere nuove esperienze, amo il contatto con la Natura. Ho capito che devo imparare ad essere tollerante con me stessa prima che con gli altri, devo amarmi per il mio essere unica anche con i lati del mio carattere meno facili e devo imparare ad essere più generosa con me stessa e proteggere il mio cuore. Dare senza riserve non significa amare profondamente e la troppa disponibilità è stata spesso travisata e ha dato l’opportunità alle persone di approfittare di me. L’Amante ha messo in luce questi aspetti e mi ha aiutato a fare chiarezza in alcune situazioni che non andavano bene per me. L’estate è passata in modo non leggero, anzi! È stata pervasa da un’inquietudine interiore, da una tristezza emotiva che non sapevo spiegare. Rileggendo i vari passaggi di questo viaggio impegnativo mi rendo conto che ogni archetipo riflette molte mie caratteristiche.

Del Cercatore ho la curiosità, sono sempre alla ricerca di migliorare il mio mondo. Ogni viaggio dentro me stessa è irrinunciabile, io non voglio esistere, voglio vivere! “Sento” che dentro di me c’è un progetto di vita e so che sono sulla strada giusta per realizzarlo. Questo percorso mi ha insegnato anche la pazienza, cosa molto difficile per me. In passato sono stata un Cercatore impaziente, per cambiare situazioni che non mi andavano bene lasciavo che fosse l’impazienza a scegliere e finivo col cadere sempre nelle stesse dinamiche. Ora sto imparando a ragionare con lucidità, con pazienza sto seminando e aspetto di raccogliere i frutti di questa mia nuova ME.

E il Saggio piano piano si fa strada… non voglio condizionamenti e ho un preciso obiettivo: realizzare i miei sogni. Sognare per me è bellissimo, sogno ad occhi aperti e anche se non riesco a rendere reali tutti ì miei sogni non smetterò mai di sognare perché mi fa sentire Viva.

E come ha detto bene la mia Maestra Spirituale io sono nata Folle! Del Folle ho tutte le caratteristiche positive, il coraggio di essere me stessa, di andare controcorrente, la spensieratezza e, una caratteristica di cui vado orgogliosa, la voglia di giocare. Contrariamente a ciò che mi aspettavo e cioè che il Folle prendesse ancora più piede in me magari con qualche colpo di testa, ho vissuto questa fase nell’introspezione, nella evoluzione interiore.

Mi sono preparata non essendone conscia all’archetipo dell’Alchimista.

Osservando l’anno che è passato ho finalmente iniziato a vedere i cambiamenti dentro di me e che sono avvenuti anche intorno a me. Persone e situazioni negative si sono allontanate, vuoi per mia scelta, vuoi perché era terminato il loro compito nella mia vita. L’ambiente di lavoro che così tanto pesantemente ha influito per tanti anni su di me è cambiato. È cambiato perché sono cambiata io, ora è sereno pur con tutte le problematiche legate alla situazione attuale di crisi generale, c’è dialogo e condivisione e finalmente CI SONO anche io!

Questo è il preludio al NUOVO, nuova energia mi pervade e sto finalmente andando verso la mia piena realizzazione di una NUOVA VITA.

Grazie Morena!

Dermoriflessologia e Sciamanesimo

In Dermoriflessologia abbiamo un campo cutaneo di ricezione, posto all’esterno dei polpacci, che possiamo usare anche come area di scansione per acquisire dati e sintonizzarci con determinate informazioni.

Curiosamente, la stessa zona cutanea era considerata dagli antichi sciamani come un centro di percezione molto potente.

Riporto il passaggio tratto dal libro Il dono dell’aquila di Carlos Castaneda:

“Gli esseri umani hanno uno splendido centro di percezione all’esterno dei polpacci e se si potesse indurre la pelle di quell’area a rilassarsi e calmarsi, il campo di percezione si amplierebbe in modi che sarebbe impossibile capire razionalmente.”

La Grande Congiunzione Giove-Saturno in Acquario

Il Solstizio d’Inverno è iniziato con un aspetto planetario degno di nota, che desta esaltanti aspettative.
Non vorrei raffreddare gli entusiasmi, ma occorre precisare alcuni aspetti basilari.

Primo fra tutti, gli eventi celesti indicano le forze in gioco, ma sta a noi giocare, quindi non aspettiamoci la salvezza che piove dall’alto e l’approdo in un ideale paradiso terrestre, ma rendiamoci consapevoli dello scenario globale e operiamo nell’individuale per usare al meglio le funzioni planetarie e le energie in movimento.

Secondariamente, l’attuale quadro astrale prospetta situazioni complesse e contraddittorie, quindi alcune auspicabili e altre un po’ meno, che si propagheranno per diversi anni, quindi sarebbe opportuno iniziare a costruire un cambiamento progressivo e soprattutto volontario, piuttosto che illudersi di assistere all’illuminazione globale delle coscienze.

Ciò premesso, passo a raccontare brevemente il significato della congiunzione Giove-Saturno in Acquario.

La Grande Congiunzione si verifica all’incirca ogni vent’anni, dando avvio a un grande trigono celeste in evoluzione nel tempo. Nel 2040, infatti, Giove e Saturno si congiungeranno di nuovo in Bilancia, nel 2060 in Gemelli, in Acquario nel 2080 e ancora in Bilancia nel 2100. A questo proposito, è interessante sottolineare che, dopo una serie di congiunzioni in segni di Terra (con l’eccezione del 1980-81 in Bilancia), da quest’anno si apre una lunga serie di Grandi Congiunzioni in segni d’Aria. È pur vero che l’attuale incontro celeste tra i due grandi pianeti dell’astrologia tradizionale è avvenuto prima in Capricorno, quasi a voler raccogliere l’eredità del precedente transito (avvenuto nel 1961) prima di fare il trionfale ingresso in Acquario.

A scopo di cronaca, ricordo le precedenti Grandi Congiunzioni avvenute: nel 1901 in Capricorno, in Vergine e parzialmente in Bilancia nel 1920, in Toro nel 1940, in Capricorno nel 1961, in Bilancia nel 1980-81 e in Toro nel 2000.

Ho riportato i punti di riferimenti delle congiunzioni passate, perché può aiutare a farsi un’idea della loro importanza storica a livello mondiale. E sempre in quest’ottica, voglio ricordare che una simile congiunzione avvenne anche nel Medioevo, durante la grande peste. Il 20 marzo del 1345, infatti, Saturno, Giove e Marte si incontrarono in Acquario, portando morte, devastazione e spopolamento attraverso la peste nera (curiosamente arrivata dalla Cina).

E ora vediamo le forze in gioco in questo periodo storico.

La congiunzione di questi due Pianeti è una congiunzione potente, che estende il suo influsso in maniera vasta e abbastanza persistente.

Jung, osservandola da una prospettiva alchemica, la vedeva come l’unione degli opposti e quindi capace di offrire l’opportunità di integrare il “male” piuttosto che reprimerlo.

Questa visione è sicuramente calzante, ma non esaustiva, almeno in base al mio parere personale, perché Giove e Saturno non hanno soltanto valenze in antitesi e, se uniscono le loro forse sul piano materiale, possono generare una smania di potere difficile da stemperare. Questa congiunzione, infatti, tende a suggerire il concetto che la durata e la sicurezza della vita sono garantite dalle cose materiali e dal possesso. Il godimento immediato di Giove viene ristretto a vantaggio della tendenza parsimoniosa di Saturno e, insieme, i due invitano all’accumulo.

In un periodo di ristrettezza economica, iniziato già da due anni con l’ingresso di Saturno in Capricorno, la propensione al risparmio viene rafforzata e può addirittura sfociare in una smania di divorare tutto sul piano materiale e anche su quello morale. Anche perché la visione ascetica di Saturno si permea del materialismo di Giove, portando la maggioranza delle persone a percepire fortemente il senso di penuria e a sviluppare, di conseguenza, un maggiore attaccamento ai beni materiali.

Questo vale su scala generale, ma sotto un profilo personale alcuni possono tradurre questi impulsi verso una gestione oculata delle risorse materiali, volta a spostare l’importanza verso la purezza dello spirito.

Come già accennato, l’unione di questi due corpi celesti parla anche di una forte pressione, esercitato dai poteri ufficiali, a discapito delle masse. Di contro, però, corrobora nei singoli la forza di volontà e la determinazione a fronteggiare le avversità e a voler decidere autonomamente, sfidando il potere riconosciuto.

In questo scenario l’ottimismo è un po’ spento, non tanto da una visione pessimistica della vita, quanto da una visione realistica. E qui si apre uno dei fattori più interessanti, e forse anche positivi, di questo sodalizio celeste: il delinearsi della consapevolezza che bisogna costruire attivamente la propria fortuna piuttosto che aspettare improbabili aiuti dall’esterno o dal fato.

La Grande Congiunzione è in Acquario, segno corrosivo della solarità. Qui vediamo in atto due tendenze: una è il crollo della vitalità, della giocosità, del senso di immortalità e di sicurezza in sé, ben rappresentati nella paura della morte e nell’incertezza dilaganti durante l’epidemia; l’altra è il crollo della convinzione da parte degli uomini di poter dominare il pianeta e gli eventi esterni.

È ancora il segno dell’Acquario a suggerire la nascita di nuove idee, di un mutamento teso a sovvertire l’ordine esistente in un’ottica evolutiva. Ma occorre prudenza nell’interpretare troppo entusiasticamente il concetto di evoluzione, perché qui si tratta proprio di smantellare i riferimenti storici e familiari per inventare un futuro nuovo. Gli ascendenti perdono importanza, e non per una carica di aggressività e riscatto, come nelle generazioni passate, ma per un reale senso di indifferenza.

Questo apre due scenari possibili.

Da un lato, un’autentica liberazione dalle catene del passato, che può sfociare, spiritualmente, nell’abbandono di vincoli, abitudini pesanti e vecchi schemi.

Dall’altro, una più banale insofferenza verso i legami, lo sprezzo degli avi, delle tradizioni, degli insegnamenti del passato, per proiettarsi nel nuovo, nell’iper-tecnologico, nell’ingegneria genetica (che si contrappone all’ereditarietà generica).

Con ogni probabilità, le due opzioni si verificano entrambe, a seconda del singolo individuo, e la corrente dominante dipende dalla maggioranza.

Quasi certo, con questa configurazione planetaria, assistere, su scala globale, a un duro colpo alla genetica in senso lato. Inoltre, a fronte di un inevitabile calo delle nascite in senso tradizionale, si assiste a una forma di riproduzione “diversa”.

In questo periodo, gli esponenti del potere politico ed economico sono propensi agli abusi, alle restrizioni, all’unidirezionalità, alla menzogna, alla negazione dell’evidenza, ma hanno dalla loro la capacità di affascinare le masse per nascondere la loro malafede. Capaci di eludere lo scontro diretto, fanno emerge una diplomazia che mira a ottenere ciò che vuole senza dare spiegazioni; una diplomazia che nulla a che vedere con la democrazia, ma piuttosto con la falsità e l’opportunismo.

C’è il forte rischio che le promesse nate in questo periodo siano altamente inaffidabili.

La simbologia di giustizia è una vittima illustre di questa posizione, e ciò che era giusto ieri non sarà più giusto oggi e domani. Mancano principi etici, abbondano principi di opportunismo e fanatismo.

Sul versante della popolazione, la maggioranza soffre di disturbi psicosomatici e molti individui possono sperimentare crisi di identità e incapacità di lottare, perché non riescono a focalizzare un obbiettivo per cui farlo, non riuscendo a individuare se stessi.

Altri individui, però, hanno l’occasione di sfruttare le circostanze per una nuova conquista di equilibrio e pace interiore, dati da un uso parsimonioso delle proprie energie. La rinuncia di beni consumistici è volta a favore di una maggior serenità e valori più elevati, oltre a permettere la vittoria sulle proprie passioni.

Come sempre, le forze in campo sono messe a disposizione del singolo che può decidere se tranne il massimo beneficio o lasciarsi trascinare passivamente dagli eventi.

Facciamo un buon uso della mano di carte fornita dagli Astri!

Samantha Fumagalli

Longevità

Diventiamo sempre più longevi, dicono le fonti ufficiali, non ultima l’Oms, che ha dichiarato recentemente l’aumento globale dell’aspettativa di vita dai 67 anni del 2000 ai 73 del 2019.

Gli italiani si confermano tra i più longevi, al quarto posto dopo Giappone, Svizzera e Spagna, con un’aspettativa media di vita di oltre 83 anni.

Siamo portati a pensare che a 80-90 anni una persona sia vecchia e ormai prossima alla fine dei suoi giorni, ma sarà vero?

Proviamo a fare un giro nella storia a caccia di ultracentenari…

Tra i patriarchi biblici troviamo Abramo, che visse 175 anni, Giona 180, Sara 127, Mosè 120, senza contare il famoso Matusalemme che toccò la veneranda età di 969 anni.

Tra i Greci abbiamo Epimenide di Creta, vissuto 157 anni, giusto per portare un esempio tra tanti.

Tra i Romani troviamo Valerio Corvino, che superò i 100 anni, Luceia, un’attrice, che si esibiva ancora all’età di 100 anni e morì a 112 anni, e secondo quanto riferito da Plinio, basandosi sui censimenti dell’epoca, in Italia c’erano 54 persone che avevano superato i 100 anni, 57 oltre i 110, 2 oltre i 125 anni, 8 oltre i 130 e 3 oltre i 140 anni.

Non mancano ultracentenari anche presso altre culture. Attila, capo degli Unni, sarebbe morto nel 500 d.C., all’età di 121 anni.

La morte di Thomas Parr, all’età di 152 anni, fu considerata prematura dal famoso medico e fisiologo William Harvey, scopritore della circolazione del sangue. All’autopsia, infatti, i suoi organi erano in condizioni così buone da supporre che egli sarebbe vissuto altri anni ancora, se non fosse passato dalla dieta semplice e dalla vita attiva di contadino alle abitudini molli e alla dieta smodata della Corte di Inghilterra. Parr ebbe numerosa discendenza: suo figlio visse 113 anni, due suoi nipoti 127 anni e un terzo nipote 109 anni; il bisnipote visse 124 anni.

Luigi Cornaro, nobile veneto, condusse da giovane una vita dissoluta, per cui, dopo i 30 anni, si sarebbe detto che non aveva molte probabilità di vivere a lungo. Egli decise, pertanto, di mutare drasticamente il suo stile di vita, adottando rigide misure igieniche e alimentari. Si cominciò a nutrire ogni giorno con 12 once di cibo e 20 once di vino. All’età di 70 anni, a seguito del ribaltamento della carrozza su cui viaggiava, si ruppe un braccio e una gamba, ma si riprese completamente. All’età di 83 anni scrisse il trattato “Sulla vita sobria”, in cui rese conto della sua esperienza e suggerì alcune regole per raggiungere la vecchiaia nella pienezza delle facoltà fisiche e mentali. In un brano di questo libro, che fu aggiornato negli anni successivi, così scriveva: “…sono così agile che posso ancora cavalcare e salire ripide scale e pendii senza fatica. Sono di buon umore e non sono stanco della vita. Mi accompagno a uomini di ingegno, che eccellono nella conoscenza e nella virtù. Quando non posso godere della loro compagnia, mi do alla lettura di qualche libro e alla scrittura. Dormo bene e i miei sogni sono piacevoli e rilassanti. Io credo che la maggior parte degli uomini, se non fossero schiavi dei loro sensi, delle passioni, dell’avarizia e dell’ignoranza, potrebbero godere di una vita lunga e felice, all’insegna della moderazione e della prudenza.”
Luigi Cornaro mantenne sempre buona salute e morì nel 1566, all’età di 104 anni.

Van Oven, nel suo trattato “On the decline of life: an attempt to investigate the causes of longevity”, pubblicato a Londra nel 1853, enumerava 1519 persone morte ad età compresa tra 100 e 110 anni, 331 morte tra 110 e 120 anni, 99 morte tra 120 e 130 anni, 37 tra 130 e 140 anni, 11 tra 140 e 150 e 17 oltre i 150 anni.

E oggi?
Secondo il rapporto Istat sui “Centenari d’Italia”, oltre 14.000 hanno varcato il secolo, più di 1.100 hanno superato i 105 e 21 hanno più di 110, fatto che conferisce all’Italia il record di ultracentenari in Europa. Senza contare che gli over 85 in Italia sono più di 2 milioni…

Tramonto di un’epoca

La medicina non è una scienza esatta, ma in continuo divenire.

Dopo il crepuscolo degli dei, siamo giunti al tramonto dello scientismo.

Quando un pensiero deve ricorrere all’imposizione e alla fede cieca, ha i giorni contati.

Nonostante gli indiscutibili aspetti positivi della Rivoluzione scientifica e dell’Illuminismo, la scienza, da sola, ha dimostrato di non essere in grado di soddisfare tutti i problemi e i bisogni dell’uomo.
Oggi assistiamo a una stretta dell’universo scientista sulla popolazione dell’intero pianeta, una pressione che vuole imporsi oltre misura, che pretende seguaci e fedeli, che mira alla sottomissione. Comportamento ben poco dissimile da quello dell’Inquisizione, che precedette e scatenò la Rivoluzione scientifica.

Questa è l’epoca dell’Inquisizione scientifica, dove chi dubita, chi pensa, chi si fa domande e chiede un confronto costruttivo, viene perseguitato, tacciato di eresia e condannato.

Dimenticano, i moderni inquisitori, che se non fosse stato per uomini coraggiosi e pieni di dubbi, come Niccolò Copernico, Galileo Galilei, Giordano Bruno, Tommaso Campanella e molti altri, saremmo ancora convinti di vivere su una Terra piatta e al centro dell’Universo?

I veri terrapiattisti si trovano tra l’élite inquisitrice, che vuole imporre un regime di dittatura sanitaria basato sulla fede cieca in un unico fotogramma di presunta scienza.

Ricordiamoci sempre che la scienza è in continuo divenire.

La medicina è in continuo divenire.

Non sono scienze esatte e immutabili, ma sono il frutto di una conoscenza in evoluzione, che deve conservare l’umiltà per poter continuare a porsi domande e trovare risposte.

Una lama di luce nel buio

Di fronte a un’umanica ancora poco cosciente, la nostra speranza è riposta negli individui, in chi ha vacillato, è caduto, ma a saputo scorgere una lama di luce nel buio.

Per la fine dell’anno abbiam visto parecchi messaggi che salutavano il “brutto e terribile” 2020 in modo decisamente apotropaico.

Deprecazioni e scongiuri per allontanare l’influenza maligna del 2020 ci sembrano ben poco lungimiranti e per nulla sintomo di un aumento di consapevolezza.

Il 2020 ha portato allo scoperto quella che Jung chiamava l’ombra collettiva (ombra che rimaneva celata sotto la coperta di un finto-rassicurante pensiero iper-razionale) e questa emersione dovrebbe essere salutata come una benedizione, perché ha offerto la grande occasione di guardare in faccia i propri demoni e provare a scendere a patti con il cosiddetto “male”.

Un’operazione tutt’altro che facile e scontata, ma di portata davvero colossale.

Se ciò fosse successo, avremmo letto messaggi di gratitudine per l’anno appena finito. Ma, si sa, la gratitudine nasce da come siamo stati in grado di affrontare una situazione, non dalla situazione in sé.

E, infatti, cos’è successo? Gran parte dell’umanità si sta dimostrando ancora troppo infantile, troppo ancorata alla fase dell’orfano, per poter compiere un vero gesto liberatorio (o, quantomeno, inaugurarne il processo…). E non aspetta altro che tornare alla vecchia routine, ai vecchi stili di vita inconsapevoli ed egoici, come un drogato in astinenza.

Come ciliegina sulla torta, da alcuni giorni è tutto un fiorire di scatti in cui si attesta di essersi sottoposti al vaccino, ennesima dimostrazione di un ego auto-inflazionato che si identifica con la caricatura del “salvatore”.

La nostra speranza è riposta nei pochi, negli individui. In chi si è disorientato, ha vacillato, è caduto. In chi ha attraversato l’ombra e ha saputo trovare un senso al male che stava vivendo. E, così facendo, è riuscito a scorgere una lama di luce nel buio. E ora continua a tendere l’orecchio verso la voce del proprio inconscio, per imparare ad ascoltarlo costantemente, per non lasciare che torni a sonnecchiare sotto coperte troppo corte e fatte di certezze fasulle.

Auguri a tutti coloro che hanno il coraggio di camminare nelle tenebre e trovarvi la luce,

Samantha e Flavio

Tramonta il 2020 e nasce il 2021

Il 2020 sta tramontando.

Ci saluta, così, un anno molto particolare.

Di quelli che non si vedevano da tempo.

Un anno duro. Spietato.

Un anno che ha calato sul mondo le tenebre più nere.

Tenebre, che sanno incutere paura.

Ma è stato anche un anno che ci ha permesso di scorgere la luce più accecante.

E anche questa luce può fare paura.

È stato un anno senza mezze misure.

Un anno che ha obbligato molti di noi ad accendere la propria Luce interiore.

E a tenerla sempre accesa, durante questa lunga notte.

Nutrendo la fiamma ogni giorno, con passione e pazienza.

Con il coraggio di guardare in faccia l’oscurità.

Con la forza di chi sa che l’oscurità nasconde soltanto i mostri illusori del nostro inconscio, personale e collettivo.

Con la fiducia di chi sa che essere coscienti dei nostri mostri interiori, ci rende persone più ricche, più consapevoli e più libere.

E con la certezza che al buio segue sempre la luce.

Salutiamo il 2020 con un sentimento di passione.

Con affetto e gratitudine, perché, seppur nella bufera, ci ha donato molto.

Doni duraturi, che non ci abbandoneranno più.

Il viaggio è stato lungo e la salita faticosa, ma la vetta raggiunta è inebriante.

La vista spettacolare.

Ora siamo pronti a lasciare andare il superfluo, il pesante, il torbido.

Tutto ciò che è emerso nel disordine del fermento interiore.

E siamo pronti ad accogliere l’anno nuovo.

Il 2021 è un anno di cambiamento, trasformazione e fioritura.

È un anno di Libertà.

Auguriamo a tutti, in questo magico momento di passaggio, di estrapolare il meglio dall’anno vecchio e di incamminarsi fiduciosi verso l’anno nuovo.

E auguro a tutti noi un 2021 generoso di sorrisi, abbracci, gioia e serenità!

Con Vero Amore,

Samantha e Flavio