Controcultura

Quando una società costruisce gradualmente una cultura che ne caratterizza il modo di vivere ed incarna i suoi credi e i suoi ideali collettivi, di solito abbandona molti di quei cardini che le culture ancora esistenti ritengono o hanno ritenuto essenziali al loro modo di vivere. Un nuovo impulso spirituale scaturisce da gruppi particolari di esseri umani scontenti e oppressi, che spesso ripudiano violentemente le vecchie dottrine, adottando nuove idee e nuovi simboli apparentemente necessari al loro sviluppo mentale ed emotivo.

Nello stesso modo, il bambino spesso scopre quella che ritiene la sua autentica natura, ribellandosi alle ideologie e ai comportamenti culturali che i genitori hanno cercato di insegnargli come assoluti di verità, condotta e moralità. In seguito, una volta cresciuto e avendo sviluppato, dopo varie crisi, una mente più ampia e una sensibilità più matura, potrebbe riconsiderare quella posizione e, con le modifiche rese necessarie dai cambiamenti nel proprio ambiente sociale e intellettuale, accettare come ingenue convinzioni infantili le ribellioni emotive dell’infanzia.

Alcune di quelle convinzioni potrebbero tuttavia essere rimaste latenti a livello della coscienza. Nei suoi quaranta o cinquant’anni, un individuo spesso ritorna a concetti e sentimenti precedentemente rifiutati, che non sembrano più così puerili, acquisendo di nuovo credibilità e significato. Un simile processo ha luogo nello sviluppo di un’intera società; e ciò che oggi accade nel mondo occidentale suggerisce che la nostra civiltà sta sperimentando il suo “cambiamento di vita.”

Un crescente numero di intellettuali e anche di rappresentanti ufficiali della tradizione euro­ americana, il cui compito è di trasmetterla alle nuove generazioni, alla fine hanno realizzato che attraverso la storia della cultura europea un’incessante corrente di idee, dottrine e norme, considerate arcaiche, idealistiche, e religiosamente e moralmente eretiche, è esistita, per così dire, in contrappunto al flusso tradizionale del pensiero ufficiale e anche, in alcuni casi, dell’etica approvata dalla Chiesa.

Oggi parliamo della nostra “controcultura,” ma le numerose società segrete che hanno continuato ad esistere o si sono trasformate reciprocamente fin dai tempi dei primi Concili, che imponevano alla massa un’ortodossia di vestigia contrastanti di antichi culti e concetti mitologici, rappresentano un persistente movimento di controcultura.

DANE RUDHYAR, 1975