Un gatto per amico. In alternativa? La Dermoriflessologia!

Animali considerati sacri nell’Antico Egitto, i gatti attraversano al Storia ammantati di fascino. Chiaroveggenti, sensibili al mondo invisibile, trasformatori di energie, e oggi anche la scienza offre il suo tributo a questi splendidi animali.

A Londra, in un istituto che studiava le terapia a bassa frequenza da applicare agli umani per curare le infiammazioni croniche, un giorno entrò una gatta che, passando vicino ai generatori di corrente, interagì con i sensori, attirando così l’attenzione degli scienziati.

Gli scienziati misurarono il campo elettromagnetico della gatta e capirono che poteva sostituire il generatore, perché il suo campo era più potente. Dopo questo inaspettato risultato decisero di fare un esperimento: un gruppo di persone fu curato con un generatore di corrente in bassa frequenza, mentre l’altro gruppo fu curato con l’ausilio di un gatto.Il risultato fu che coloro che seguirono la “gattoterapia” guarirono tutti, mentre nell’altro gruppo guarì soltanto la metà dei malati.

Il gatto, grazie al pelo e tramite le fusa, produce corrente in bassa frequenza capace di agire sui focolai d’infiammazione. La banda delle frequenze delle fusa va da 20 Hz fino a 150 Hz, e i gatti usano le fusa per curare se stessi, l’ambiente ed esprimere piacere. Le loro frequenze trasformano l’energia, rigenerano i tessuti, rafforzano le ossa e le articolazioni, migliorano la circolazione, stabilizzano la pressione e il ritmo cardiaco.

I gatti sanno trasformare l’energia della malattia, riuscendo a scambiare la loro energia con quella umana, inoltre sono gli unici animali capaci di assorbire e trasformare una piccola quantità di energia negativa. È per questo che, nell’antichità, venivano lasciati liberi di girare nel templi, e oggi li vediamo, ogni tanto, sopra computer ed elettrodomestici.

Il gatto percepisce l’energia dell’habitat e, all’occorrenza, la trasforma e la purifica, e lo stesso fa con il corpo umano, cambiando il potenziale energetico.

È, però, impossibile costringere il gatto a curare il suo umano, occorre che tra i due ci sia l’amore e la fiducia, e i gatti sono molto sensibili al rapporto con gli esseri umani.

Una valida alternativa? La Dermoriflessologia! 😉

Aggiornamenti di Dermoriflessologia e Dermoalchimia

D-TEA – DERMO TEST ENERGETICO ATTITUDINALE
1 week-end
(anche online)

Per avere un quadro accurato, preciso e completo della personalità e delle attitudini grazie a un semplice test dermoriflessologico.
Il D-TEA è stato ideato e messo a punto, con ampia sperimentazione, tra il 2016 e l’inizio del 2017 da Flavio Gandini e Samantha Fumagalli.
L’idea è nata per offrire ai Dermoriflessologi uno strumento efficace per capire meglio se stessi e i propri clienti e mettere a disposizione dei clienti la possibilità di conoscersi meglio e puntare sui propri talenti innati e sulle abilità acquisite.
Un corso di aggiornamento che ha lasciato i Dermoriflessologi estremamente soddisfatti ed entusiasti dei risultati e che ha riscosso molto gradimento da parte dei clienti, che a volte hanno trovato conferma di quanto credevano e altre volte hanno scoperto in se stessi nuovi potenziali.

ANGELI E DEMONI
INTRODUZIONE ALLA DERMOALCHIMIA
Primo e secondo modulo
2 week-end

Ecco comparire nella cassetta degli attrezzi del Dermoriflessologo i primi strumenti alchemici.
Quando il Riequilibrio Energetico, la Ricapitolazione cronologica e le Eredità Genetiche non bastano a risolvere completamente un problema, occorre utilizzare una metodologia più raffinata.
Ecco comparire nella cassetta degli attrezzi del Dermoriflessologo i primi strumenti alchemici.
Il corso di aggiornamento si compone in due appuntamenti indivisibili, di due week-end ciascuno, per sviluppare in maniera esaustiva sia la parte teorica sia quella pratica.

ANGELI E DEMONI
PRIMO MODULO
1 week-end

  • Il Quadrante del Prenatale
  • L’Orbitale delle Vite Precedenti
    Il karma non è una sentenza di colpa, ma una legge metafisica. Attraverso l’esplorazione delle vite precedenti si può comprendere perché alcune esperienze continuano a ripetersi e quali insegnamenti trarne per progredire verso un’esistenza piena e felice.
  • La Sequenza delle Placche dei Vampiri Energetici
    Le relazioni parassitarie nuocciono alla vittima e non giovano al presunto carnefice, che spesso è stato vampirizzato a sua volta. Per intervenire, occorre identificare il tipo di vampirismo (fisico, eterico, astrale, spirituale), interrompere lo scambio tramite le opportune Placche dermoriflessologiche e ristabilire l’autostima, l’amore e il rispetto di sé.
  • Sperimentazione pratica.

ANGELI E DEMONI
SECONDO MODULO
1 week-end

– La Mappa delle Debolezze Psichiche
Le psicosi (come paranoia, schizofrenia, isteria) provocano disagi di varia entità: compromissione dei rapporti interpersonali, ansia, paura, delirio, perdita di contatto con la realtà. E spesso il cliente trae minor beneficio dai trattamenti dermoriflessologici, perché tende a riadottare i vecchi schemi comportamentali. Lungi dal sostituirsi allo specialista medico, il Dermoriflessologo può attenuare gli effetti del disturbo e verificare che non ci siano interferenze estranee.
– La Procedura per affrontare le Forze Occulte.
Il Dermoriflessologo non è un esorcista (non è questo il suo compito), ma grazie a questa procedura psicoalchemica dispone di un valido metodo e di Placche specifiche per aiutare chi è affetto da varie forme di “possessione”.
– Approfondimento su come affrontare le forze occulte con le Placche dei Vizi e delle Virtù.
– Sperimentazione pratica.

DERMOALCHIMIA
PRINCIPI DELL’ALCHIMIA
1 week-end

Entriamo nel vivo della Dermoalchimia: i fondamenti dell’Ermetismo, i simboli, l’Opera alchemica.
– La corrente filosofica dell’Ermetismo, base dell’alchimia, e i 7 principi fondamentali.
– L’Opera alchemica: Nigredo, Albedo e Rubedo.
– I simboli della Dermoriflessologia e della Dermoalchimia.
– Introduzione dell’archetipo dell’Albero nelle sue manifestazioni simboliche e nei corrispondenti sistemi cutanei dell’Albero degli Eroi, l’Albero della Vita e l’Yggdrasill.
– I percorsi iniziatici e le prove.

DERMOALCHIMIA
DERMORIFLESSOLOGIA DELL’ARCHETIPO
2 week-end
(anche online)

  • Le Età Eroiche: il percorso iniziatico strutturato sulle otto tappe del Viaggio dell’Eroe.

Dermoriflessologia a Lodi: anno accademico 2021-22

Accademia di Dermoriflessologia 2021-22
Boffalora d’Adda (LO)
Docente: Flavio Gandini ideatore della Dermoriflessologia®

Sono APERTE le iscrizioni
per l’anno accademico di Dermoriflessologia 2021-22

Informazioni
Email: formazione@dermoriflessologia.itvega@vega2000.it
Tel: 335/7065167 (Flavio)
Pagina Facebook

La Dermoriflessologia è una disciplina olistica dedicata al benessere psicofisico e all’evoluzione spirituale, che unisce antiche conoscenze esoteriche con le scoperte dello scienziato italiano Giuseppe Calligaris. Si avvale di una tecnica riflessologica che interagisce con l’energia psicofisica attraverso semplici stimolazioni cutanee.
La Dermoriflessologia si basa sulla capacità del corpo di conservare memoria del proprio vissuto e su quella della pelle di essere uno specchio fedele di corpo e anima. Emozioni e pensieri influenzano lo stato fisico, le condizioni fisiche influenzano pensieri ed emozioni. Questa relazione si riflette sulla pelle, dove possiamo individuare i flussi energetici e le memorie cristallizzate nel corpo.
La Dermoriflessologia consente di:
✔ rilevare le condizioni psicofisiche;
✔ inviare segnali a corpo e psiche per indurre risposte di auto-guarigione;
✔ portare alla luce la vera personalità;
✔ promuovere la risoluzione dei traumi e la liberazione dai condizionamenti derivati da episodi stressanti o dolorosi;
✔ stimolare sentimenti positivi;
✔ amplificare e pilotare l’attività onirica;
✔ risvegliare le facoltà superiori.

Il programma didattico prevede 8 week-end più gli esami:

La costituzione energetica (2 week-end)
11-12/9/2021 (in presenza) – 16-17/10/2021 (online)
La costituzione quadripartita dell’uomo, le 10 Linee Primarie, che analizzano i flussi d’energia e di memoria, svelando i meccanismi delle corrispondenze psicosomatiche.

La simbologia emotiva (1 week-end)
20-21/11/2021 (online)
Le immagini simboliche che offrono la possibilità di dialogare con l’inconscio.

Il Codice Psicosomatico (2 week-end)
8-9/1/2022 (online) – 9-10/4/2022 (in presenza) 
Le 96 Linee Secondarie e le Placche cutanee mostrano e riequilibrano i sentimenti specifici.

Riflessologia della Memoria (1 week-end)
14-15/5/2022 (in presenza) 
Le Placche delle Età e L’albero degli Eroi attivano il contatto con il Tempo e il Luogo, la Dinamica del Ricordo promuove l’elaborazione del vissuto emozionale.

Il Potere dei Sogni (1 week-end)
12-13/2/2022 (online)
Le Placche oniriche trasformano i sogni in alleati. Si polarizzano, ricordano e interpretano.

Sperimentazione, pratica, esami (1 week-end)
18-19/6/2022 (in presenza)
Laboratorio e approfondimenti.

Puoi leggere il programma esteso qui.

Sede: Associazione Vega, via Pietro Nenni 28/4, Boffalora d’Adda (LO)

Prenotazioni entro il 31 agosto 2021:
Associazione Vega: 335 7065167 (pomeriggio)
Email: formazione@dermoriflessologia.itinfo@vega2000.it

Dermoriflessologia e memoria genetica

È risaputo che condizioni di vita difficili, maltrattamenti e abusi possono avere conseguenze psicologiche importanti e influenzare lo sviluppo della personalità e le scelte future. Fino a non molto tempo fa, si riteneva che questo genere di problematiche rientrassero esclusivamente nella sfera psichica e non fossero riscontrabili a livello fisico. Negli ultimi anni, però, alcuni ricercatori si sono spinti oltre e hanno scoperto che i traumi lasciano una traccia biologica nel DNA, una traccia individuabile e misurabile.

A tale proposito, Ariane Giacobino, genetista dell’Università di Ginevra, racconta: «Abbiamo cercato di scoprire se vi erano delle cicatrici nel DNA delle persone che avevano vissuto avvenimenti come abusi, maltrattamenti o circostanze di vita difficili, soprattutto nell’infanzia. È incredibile ciò che abbiamo scoperto con i prelievi del sangue. Abbiamo notato che vi erano delle modifiche chimiche nel DNA, proporzionali a quanto le vittime avevano subito. Queste cicatrici, quindi, possono essere misurate».

Il trauma, dunque, si inscrive nel nostro genoma. Le sue tracce sopravvivono nelle cellule e si trasmettono fino ad almeno tre generazioni.

Ancora dalla voce di Ariane Giacobino apprendiamo: «Recentemente abbiamo avuto un caso di una nonna, una madre e sua figlia. L’anziana donna aveva un marito che ha violentato la figlia. Da questo incesto è nata una bambina. Abbiamo fatto un’analisi sulle tre generazioni, che in chimica è detta metilazione, e abbiamo osservato che la donna con la cicatrice più grande è la più giovane, ovvero la figlia frutto dell’incesto».

In pratica, il gene della nonna è meno marcato di quello della figlia che ha subito lo stupro, mentre la nipote, che non è mai stata violentata, biologicamente porta il fardello più pesante.

C’è anche una buona notizia però. Queste tracce si possono cancellare grazie a medicamenti e terapie. Ragione in più per provare a sciogliere i nodi che ci portiamo dentro, liberando sia il nostro animo sia il nostro DNA.

L’intuizione sulla quale si fonda la Dermoriflessologia, ossia che la memoria cellulare riguardi anche stress emozionali, è stata quindi confermata da questi recenti studi sul DNA.

La Dermoriflessologia sfrutta il miglioramento dello stato biofisico, indotto dai trattamenti, per elaborare e superare traumi e blocchi che ostacolano o limitano l’espressione del potenziale individuale. Basandosi sulla memoria cellulare epidermica e su specifiche àncore psico-fisiche, i trattamenti fanno affiorare alla coscienza gli eventi dolorosi, traumatici e invalidanti, ne permettono l’elaborazione e la metabolizzazione e agevolano il risanamento psichico e fisico.

Dermoriflessologia ed energia

La Dermoriflessologia funziona tramite la stimolazione cutanea di punti riflessogeni, che trasmettono segnali al corpo e alla psiche.

Lo scopo dei trattamenti e quello di produrre risposte di autoguarigione, incrementare il benessere e lo stato energetico, risvegliare sentimenti e stati d’animo positivi e benefici, sviluppare potenzialità e facoltà superiori dell’essere umano. Tutto questo è possibile perché i punti riflessi attivano energie specifiche che viaggiano nel corpo e nei sistemi energetici e producono risultati concreti.

Le risposte psicofisiche prodotte dalla Dermoriflessologia sono state confermate anche da recenti studi scientifici in materia di biofisica, dove l’energia è definita come “energia degli elettroni”.

Nelle singole molecole organiche ci sono elettroni in stato di background (quiete) e altri elettroni eccitati (attivi), questi ultimi hanno un surplus energetico.

La condizione degli elettroni non è immutabile, ma può essere variata. Per esempio, si può incrementare l’energia biofisica attraverso la luce, il sole, gli impulsi elettrici ed elettromagnetici. Tale incremento energetico vale non soltanto per una singola cellula, ma anche per un complesso di cellule ed è pertanto possibile accrescere l’energia dell’intero organismo. La produzione e lo spostamento degli elettroni in diverse parti del corpo sono misurabili, e ciò consente di monitorare il trasferimento di energia. Tramite questo procedimento di indagine è stato scoperto l’effetto tunnel, ovvero lo spostamento di elettroni lungo molecole organiche complesse che seguono l’andamento di linee e meridiani energetici. Si tratta di salti di elettroni da un gruppo di molecole all’altro, che sfruttano come via di comunicazione l’acqua contenuta nel corpo.

Le linee e le placche dermoriflessologiche, si comportano proprio come aree di accesso al circuito di trasferimento di elettroni, pertanto di energia, attraverso tessuti cutanei, connettivi e midolli ossei.

Senza utilizzare fonti esterne, lo stesso cervello, attraverso un’adeguata concentrazione, è in grado di ridistribuire l’energia da una parte all’altra del corpo, così come avviene in molte pratiche orientali di movimento energetico lungo i chakra o i meridiani. Questa procedura richiede anni di esercizio, ma è un dato di fatto che la meditazione ottiene risultati, se svolta seriamente, imparando a conoscere in profondità le capacità del cervello e potenziandole.

La Dermoriflessologia, oltre a stimolare risposte biofisiche, induce anche la focalizzazione del pensiero e la polarizzazione onirica, durante e dopo il trattamento, conferendo un ulteriore potenziamento del movimento energetico messo in atto a livello fisico. Così facendo si comunica direttamente con la sfera psichica conscia e inconscia.

La Dermoriflessologia sfrutta inoltre questo miglioramento dello stato biofisico per elaborare e superare traumi e blocchi che ostacolano o limitano l’espressione del potenziale individuale. Basandosi sulla memoria cellulare epidermica e su specifiche àncore psico-fisiche, i trattamenti fanno affiorare alla coscienza gli eventi dolorosi, traumatici e invalidanti, ne permettono l’elaborazione e la metabolizzazione e agevolano il risanamento psichico e fisico.

Arte medica, coscienza e ideali

La medicina dovrebbe essere l’arte di curare prima ancora di essere la “scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione”. Ecco perché, secondo nostro punto di vista e dal punto di vista della Dermoriflessologia, l’arte medica parte innanzitutto da noi, dal prendersi cura di sé in modo consapevole, attraverso stili e scelte di vita coerenti con il proprio sentire, pensare, essere, volere.

In quest’ottica, è addirittura semplicistico parlare di stili di vita sani. Perché anche il concetto di cos’è o meno salutare è soggettivo, se messo in relazione alla totalità psicofisica individuale.

La campagna, per esempio, può essere considerata una scelta di vita più sana rispetto al vivere in una grande città, notoriamente più inquinata; ma se una persona desidera gli stimoli della metropoli, i teatri, i musei, i salotti culturali, la varietà di lavoro, i corsi, i servizi, eccetera, quanto gli costerà rinunciare a tutto ciò per respirare aria pura e stare a contatto con la natura?

Tutto nella vita ha costi e benefici. Ogni scelta ne esclude un’altra. E la proporzione tra pro e contro è squisitamente soggettiva.

Per questo motivo, l’imperativo più importante è conoscere se stessi e operare scelte consapevoli e coerenti. Soltanto così potremo essere soddisfatti e consci che i benefici delle nostre scelte sono per noi superiori agli inevitabili costi. E soltanto così potremo assumerci la responsabilità delle nostre scelte e della decisione di cambiarle, qualora non ci andassero più bene.

Questo discorso si estende anche alla medicina. Al come, quando e perché prendersi cura di sé, e ciò include anche la scelta di assumere farmaci, sottoporsi a indagini, cure e trattamenti.

Certo, la medicina, in quanto scienza, studia le malattie, la loro cura e prevenzione, avvalendosi della casistica e della statistica, ma non si può pensare di imporre indagini preventive, diagnosi, prognosi e cure, utilizzando soltanto la statistica, perché questo andrebbe a ledere il sacrosanto diritto dell’uomo di essere umano, di avere una coscienza, uno spirito e una volontà.

Quando si valuta una malattia, una cura o un farmaco, oltre alla casistica e alla statistica medica e farmacologica, bisogna valutare caso per caso, tenendo conto dello stato di salute del singolo, dei suoi stili di vita e di tutta una serie di fattori umani personali.

Diversamente, ovvero con la sola statistica, si finisce per curare tutti allo stesso modo e spesso scegliendo il meno peggio piuttosto che il meglio. Ma il meno peggio non è necessariamente buono. È soltanto meno peggio.

A questo proposito, mi viene da pensare alla politica, che da decenni ci offre uno spettacolo penoso proprio su queste basi. Quante volte i politici, accusati di qualche malefatta, si sono giustificati dicendo che “così fan tutti”? E persino ritenendosi migliori, perché la parte opposta aveva fatto peggio? E quante volte ho sentito la gente affermare di andare a votare il meno peggio, tappandosi il naso? Questa non è buona politica.

Sicuramente una buona medicina, fatta “su misura”, è difficile, faticosa, impegnativa.

Come una buona politica.

Come una buona vita.

Forse è addirittura un sogno, un’utopia. Ma se smettiamo di mirare in alto, di guardare al meglio, di perseguire nobili ideali, che cosa ci resta?

Ci resta soltanto un progressivo e inarrestabile degrado umano.

Samantha Fumagalli

“Un uomo senza sogni, senza utopie, senza ideali, sarebbe un mostruoso animale, un cinghiale laureato in matematica pura.”
Fabrizio De André

Pandemia: l’Italia ha offerto un esempio da seguire

Un’infinità di considerazioni potrebbero nascere dall’attuale situazione, ma sono certo che sia necessario mantenere la messa a fuoco su un campo ristretto.

di Flavio Gandini

Un’infinità di considerazioni potrebbero nascere dall’attuale situazione, ma sono certo che sia necessario mantenere la messa a fuoco su un campo ristretto. Ognuno deve occuparsi della propria specialità.
Partirò, pertanto, da un concetto estremamente lineare.
Nell’ambito della dermoriflessologia, il rapporto tra memoria cosciente e memoria inconscia è complementare e antagonista.
Si tratta di un equilibrio energetico fondamentale che fa capo a una delle bilance primarie dell’energia psichica degli esseri umani.
Partiamo con la descrizione sintetica di tali funzioni psichiche o, meglio, animiche.
La nostra definizione di memoria cosciente è: capacità di riportare alla mente volontariamente episodi o elementi facenti parti della nostra attuale esistenza. In altri termini, ciò rende possibile retrocedere lungo la linea temporale della vita, raccogliendo quanti più frammenti possibile, fino a ricostruire un ricordo più o meno dettagliato.
Si può immaginare la memoria cosciente come la facoltà di accedere e sfogliare il libro della vita personale, comprese le emozioni collegate a ogni immagine o sequenza di immagini. Tale libro, però, alla memoria cosciente appare consunto e composto da una gran parte di pagine sbiadite, quasi cancellate, tanto da risultare illeggibili. Più anni abbiamo trascorso su questa terra e più la percentuale di ricordi inaccessibili aumenta, come se la nostra memoria cosciente non potesse accogliere dati all’infinito. O meglio come se la memoria cosciente assomigliasse all’hard disk di un computer. 500 Megabyte, un Terabyte, due Terabyte? Finiscono in fretta. Per archiviare nuovi dati, occorre rimuoverne altrettanti…

E tutto ciò senza prendere in considerazione la possibilità del ritorno su questo pianeta. Anche nel caso in cui la reincarnazione fosse dimostrabile, coscientemente non ci ricordiamo nulla, a parte, forse, qualche “dejà vu” pressoché inspiegabile in termini razionali.
Definiamo, ora, la memoria inconscia. Si tratta della capacità involontaria, di accedere a tutti quei ricordi che appartengono alla pagine sbiadite. Questo fenomeno si realizza quando ricordiamo, senza pensarci, un numero di telefono, il nome di una persona, un episodio che credevamo dimenticati. Questo meccanismo si manifesta anche nei “voli” della fantasia tanto da portarci alla domanda: questa scena l’ho inventata o, su un livello temporale differente, l’ho già vissuta?
La memoria inconscia spiegherebbe, quindi, anche il mistero dei dejà vu.
Questa memoria, oltre a contenere anche sfumature di eventi che non sappiamo neppure di aver colto (in particolar modo quelle legate agli stati d’animo) è estremamente più ampia. Per voler utilizzare di nuovo una metafora informatica, potrebbe corrispondere a un’enorme biblioteca di DVD.

Sui dischi è stato organizzato il backup di tutto ciò che doveva essere rimosso dall’hard disk per creare lo spazio necessario per le nuove registrazioni.
Il rapporto dimensionale che, sempre metaforicamente, si può ipotizzare tra le due memorie è quello esistente tra la parte emersa di un icebeg e quella immersa.
La superficie dell’acqua rappresenta l’elemento che separa l’attenzione cosciente, da quella inconscia e, per poter accedere alle memorie immerse, occorre varcare questa soglia tuffandosi nel liquido elemento. Questo accade in modo naturale durante i sogni, ma può realizzarsi anche da svegli, se si abbandona l’attenzione di veglia. Per esempio, con una meditazione profonda o, come nel nostro caso, con un trattamento di riequilibrio energetico in stato di rilassamento totale.
La dermoriflessologia, infatti, permette di immergersi nell’inconscio senza forzature e, grazie alla definizione dei circuiti energetici, con una direzione precisa, cioè conoscendo l’argomento su cui focalizzarsi. È un’immersione guidata… Ma esistono altre forme, meno controllabili, di stimoli esterni che possono provocare il “tuffo”.
Bene, la nostra epoca, caratterizzata dalla stretta convivenza con strumenti informatici e mediatici, comporta grandi comodità, ma anche uno scarso utilizzo mirato della bilancia memoria cosciente-memoria inconscia e, come si sa, lo scarso allenamento atrofizza le facoltà.
Aggiungo un particolare non trascurabile: nell’archivio della memoria inconscia non sono archiviati soltanto i ricordi della nostra esistenza, ma anche quelli genetici… Pertanto ci sono elementi ereditati da familiari e ascendenti, dati provenienti dalle regole sociali, memorie etniche, tradizionali e storiche.

Vediamo ora di intrecciare queste facoltà con la situazione attuale. La conseguenza che la cosiddetta emergenza pandemica ha messo in luce è un disagio relativo alla capacità di ricordare che nel mondo certi eventi sono sempre accaduti e che l’umanità, a posteriori, ha sempre considerato le generazioni precedenti come incivili e sprovvedute.

L’esempio seguente dimostrerà che non è cambiato granché e che, quando l’angoscia si spegnerà, dimenticheremo quasi tutto, fino al punto da ritrovarci a pensare che non sia mai accaduto niente di simile.

Veniamo alla cronaca. E, mantenendo l’epicentro dell’epidemia italiana, spostiamoci nel tempo di quattro secoli.

1630 – Una terribile epidemia si scatenò nel Nord Italia tra il 1630 e il 1631, decimando la popolazione e infuriando con particolare virulenza nella città di Milano, allora tra le più popolose della regione.

2020 – La stessa zona è tra le più colpite, anche se non si può, per fortuna, parlare di popolazione decimata.

1630 – Il contagio sembra essere stato portato in Lombardia dalla discesa delle truppe tedesche al comando di Albrecht von Wallenstein, che penetrarono dalla Valtellina dirette a Mantova per porre sotto assedio la città.

2020 – Anche se non ci sono presenze mercenarie, il virus sembra essere ugualmente d’importazione. Le ipotesi relative alla provenienza sono molto disparate, ma dare la colpa a qualcuno sembra inevitabile.

1630 – In realtà, la forma endemica della peste risale all’autunno del 1629. Alessandro Tadino, allora membro del Tribunale di Sanità, presentò al governatore milanese, don Gonzalo Fernandez de Cordoba, il rischio incombente sulla città chiedendo provvedimenti urgenti di prevenzione, ma il politico rispose che la discesa delle truppe era dovuta a esigenze belliche imprescindibili e che bisognava confidare nella Provvidenza.

Il famoso medico Lodovico Settala, che già aveva visto la precedente epidemia del 1576, il 20 ottobre 1629 informò il Tribunale di Sanità che la peste si stava diffondendo. Venne riferito tutto anche ad Ambrogio Spinola, che nel frattempo aveva sostituito don Gonzalo nella carica di governatore dello Stato, ma la risposta fu che “le preoccupazioni della guerra erano più pressanti”. La grida (il telegiornale di allora) che imponeva il cordone sanitario fu emanata il 29 novembre, quando ormai la peste era già entrata a Milano.

2020 – Da notizie ricavate da operatori del settore sanitario sembra che i primi casi di polmonite atipica risalgano all’ottobre del 2019 (strana coincidenza di date), ma, a differenza di ciò che accadde nel ‘600, le notizie in merito alle richieste indirizzate all’Istituto Superiore di Sanità non sono disponibili.

Inoltre, se quattro secoli fa ci sono volute cinque settimane per correre ai ripari, chiudendo le stalle quando i buoi erano già fuggiti, nel presente sono stati necessari quattro mesi e non c’è stata neppure la guerra a Mantova…

1630 – I cronisti dell’epoca si affannarono a citare il nome del soldato che, entrando a Milano con un fagotto di vesti comprate dai fanti tedeschi, contribuì a diffondervi il mortale contagio.

2020 – I cronisti attuali non hanno fatto niente di differente rispetto ai predecessori. L’unica differenza è che la ricerca del Numero Zero è finita in un nulla di fatto.

Sottolineo che, in effetti, sapere il nome del primo contagiato è di scarsa utilità, se non in termini di cronaca.

1630 – La prima vittima, un certo Pietro Antonio Lovato (secondo altre fonti Pier Paolo Locati) morì tre giorni dopo all’ospedale dove fu ricoverato. Sul suo corpo fu riscontrata la presenza di un bubbone sotto un’ascella, segno inconfondibile della malattia, così il Tribunale di Sanità ordinò di bruciare tutte le sue suppellettili e di internare al lazzaretto le persone che erano entrate in contatto con lui, anche se questo rallentò e non impedì la diffusione del morbo.

2020 – Autopsie sconsigliate, cremazione delle salme, “arresti domiciliari” della popolazione e creazione di un’onda di panico. Come se non bastasse, le dichiarazioni di numerosi specialisti e Premi Nobel per la medicina sono state etichettate come farneticazioni di negazionisti. Jean Luc Montagnier, Alessandro Tadino, Lodovico Settala sono così accomunati da un simile destino.

1630 – L’epidemia crebbe lentamente e ci furono casi sporadici di peste in città tra la fine del 1629 e i primi mesi del 1630, senza che questo allarmasse più di tanto le autorità milanesi o impedisse i festeggiamenti per il carnevale, mentre il popolo continuava a ignorare la realtà attribuendo i decessi a febbri malariche o altre malattie dai nomi meno spaventosi. Per ordine del Tribunale venivano costretti alla quarantena nel lazzaretto tutti i malati o le persone sospette.

2020 – Nei nostro secolo la differenza si è vista: anche i decessi dovuti a cause differenti sono stati etichettati come derivanti dalla pandemia. Altro che evitare di allarmare la popolazione!

1630 – Furono i casi di peste tra le famiglie aristocratiche più in vista di Milano a convincere la popolazione della realtà dell’epidemia, anche se il Tribunale di Sanità inizialmente parlò ancora di “febbri pestilenti” e “maligne” per non allarmare i cittadini, mentre le autorità politiche si mossero con estrema lentezza per cercare di assicurare alla città il necessario vettovagliamento in vista di una recrudescenza del morbo.

2020 – La popolazione soffre e prega per la salvezza di un politico colpito (forse) dal tremendo contagio. Si salverà senza conseguenze, forse perché asintomatico.

1630 – Dal mese di marzo la peste iniziò a mietere vittime in ogni angolo di Milano, rendendo di drammatica evidenza ciò che, fino a poco tempo prima, era stato negato o travisato con un linguaggio ambiguo: i malati si affollavano in numero sempre crescente al lazzaretto.

2020 – Mese di marzo? Che coincidenza! Comunque, a Milano, il maggior numero di decessi si conta nelle Residenze Assistite per Anziani.

1630 – A partire dal mese di maggio i casi di contagio crebbero notevolmente, complice il caldo che favoriva la diffusione del male, al punto che gli appestati non potevano essere più ospitati nel lazzaretto e si ipotizzò di creare un’area di raccolta dei malati fuori Porta Ticinese.

2020 – La conversione del Polo fieristico in centro di assistenza per contagiati è datata 31 marzo. Un record di velocità. Avrebbe potuto ospitare 200 pazienti. Per gestirlo è previsto l’impiego di 200 medici, 500 infermieri e altre 200 figure professionali. Ringraziando la buona sorte, poche decine di ospiti hanno usufruito della struttura, risultata, alla fine, inutile.

1630 – Nonostante le gride che proibivano di lasciare la città e minacciavano le solite pene severissime, come la confisca delle case e di tutti i patrimoni, furono molti i nobili che fuggirono da Milano per andarsi a rifugiare nei loro possedimenti in campagna.

2020 – Questa volta non si può sfuggire alla legge, forse… Comunque è obbligatorio proteggersi.

1630 – La paura per il contagio che mieteva vittime sempre più numerose in città fece nascere nella moltitudine nuovi pregiudizi e iniziò così a diffondersi l’assurda credenza che alcuni uomini spargessero appositamente unguenti venefici per propagare la peste, personaggi immaginari noti col nome famigerato di untori. Tale diceria non era alimentata soltanto dalla superstizione e dall’ignoranza popolare, ma trovava conferma anche nelle teorie di molti “dotti” del tempo.

2020 – I soggetti positivi ai test, se sono asintomatici non hanno difese immunitarie invidiabili, bensì sono portatori occulti di epidemia. La responsabilità di ulteriori contagi è loro.

1630 – L’arrivo dell’estate e del caldo accrebbe ulteriormente la virulenza della peste e la situazione in città nei mesi di luglio e agosto 1630 divenne pressoché insostenibile: il numero di decessi giornalieri arrivò a 500 all’inizio dell’estate, per poi toccare i 1200-1500.

In totale, su un numero di abitanti della città stimato in circa 750.000 abitanti, l’epidemia provocò 140.000-165.000 decessi (secondo le stime dei più attendibili storici).

2020 – Il tipo di epidemia, ovviamente, è differente quindi il caldo che peggiorò la propagazione del morbo, oggi ha l’effetto opposto. In ogni caso il bilancio al 21 luglio 2020 su una popolazione di circa 1.400.000 abitanti è di 16.797 vittime.

Torniamo, finalmente, alla memoria inconscia per tentare di ricavare qualche conclusione. Preciso che le considerazioni esposte non hanno carattere medico, tutt’al più logico. Quindi, sulla base della fallibilità di ogni umano potrebbero non essere del tutto corrette. Comunque, se la memoria inconscia contiene frammenti ereditari del passato e i suoi contenuti possono emergere quando il controllo razionale viene meno, è presumibile che una martellante informazione catastrofista possa scavalcare la ragione attingendo elementi dall’inconscio.

Secondo Anne Ancelin Schützenberger, geniale psicoterapeuta recentemente scomparsa, la solidarietà familiare inconscia, quella etnica, nonché gli anniversari di eventi catastrofici provocano un innalzamento notevole della probabilità di ripetizione.

Il “mantra” basato sull’imminente pericolo in arrivo fa scatenare la paura atavica di morire.

Non importa se, guardandoci intorno, nulla è cambiato. Il mondo sembra ostile, pericoloso, e la gente che si incontra è una minaccia.

Manteniamo le distanze, non mostriamo il nostro volto, non usciamo di casa se non è indispensabile e chiamiamo tutto ciò “comportamento responsabile”.

Responsabile di cosa? Di esserci nutriti con alimenti poveri di vitamine (in modo particolare C e D), di avere assunto antifebbrili, antinfiammatori, antidolorifici, psicofarmaci a vagonate?

D’altronde quando si dice che la pecora passa la propria vita nel terrore di essere mangiata dal lupo, per finire sulla tavola del pastore, non è fantascienza. Ai posteri l’ardua sentenza.

Essere, fare, avere

Nei flussi energetici e nelle memorie somatiche di ciascuno di noi, secondo la Dermoriflessologia® (come in tutti i sistemi energetici, dall’Agopuntura alla Riflessologia plantare, eccetera) non esiste traccia dell’avere, nel senso di possedere cose.
Nelle Linee cutanee della Dermoriflessologia, possiamo individuare i flussi e le memorie dell’essere (l’essere come identificazione biologica e sessuale, l’essere come identità affettiva e familiare, l’essere come identità di gruppo, territoriale e tradizionale, l’essere come senso di appartenenza umanitario e mistico) e i flussi e le memorie del fare (fare come manifestazione delle competenze primarie e del lavoro in senso esteso, fare come creare e comunicare, fare come interazione e integrazione nell’ambiente, fare come cooperazione e organizzazione sociale).
Nessuna presenza di flussi né di memorie inerenti all’avere.
E questo semplicemente perché l’avere (che si tratti di cibo, vestiti, casa, automobili, oggetti, strumenti, soldi, eccetera) è funzionale all’essere e al fare.
Da solo non esiste, non lascia nessuna traccia in noi.
Il possesso, da solo, non arricchisce né modifica minimamente il nostro corpo e la nostra anima.
Le cose materiali, dal cibo al denaro, sono soltanto strumenti che ci permettono di fare esperienza, di partecipare alla meravigliosa manifestazione della vita fenomenica.
Il possesso e l’accumulo sono deviazioni, sono il segno di un’esistenza insoddisfacente che cerca compensazione in qualcosa che non potrà mai fornirgliela.
Questo non vuol dire che povero sia l’equivalente di felice.
Vuol dire che le “cose” devono servire a uno scopo, altrimenti sono inutili. Come il cibo, che serve a nutrirci per poter essere e fare al nostro meglio, mentre vivere per mangiare e accumulare cibo, non è vivere.
Quando una persona sostituisce l’essere e il fare con l’avere, vuol dire che c’è un problema di fondo.
La vita è esperienza.
Buona Vita!

Accademia di Dermoriflessologia a Amelia (TR)

Dialogare con l’inconscio attraverso la pelle

Percorso di formazione per Dermoriflessologi 2020-21

Il giardino delle meraviglie, Amelia (TR),
Docente: Flavio Gandini

La Dermoriflessologia® è una disciplina olistica dedicata al benessere psicofisico e all’evoluzione spirituale, che unisce antiche conoscenze esoteriche con le scoperte dello scienziato italiano Giuseppe Calligaris.
Si avvale di una tecnica riflessologica che interagisce con l’energia psicofisica attraverso idonee stimolazioni cutanee.
La Dermoriflessologia si basa sulla capacità del corpo di conservare memoria del proprio vissuto e su quella della pelle di essere uno specchio fedele di corpo e anima. Emozioni e pensieri influenzano lo stato fisico, le condizioni fisiche influenzano pensieri ed emozioni. Questa relazione si riflette sulla pelle, dove possiamo individuare i flussi energetici e le memorie cristallizzate nel corpo.
La Dermoriflessologia consente di:
✔ rilevare le condizioni psicofisiche;
✔ inviare segnali a corpo e psiche per indurre risposte di auto-guarigione;
✔ portare alla luce la vera personalità;
✔ promuovere la risoluzione dei traumi e la liberazione dai condizionamenti derivanti da episodi stressanti o dolorosi;
✔ stimolare sentimenti positivi;
✔ amplificare e pilotare l’attività onirica;
✔ risvegliare le facoltà superiori.

Il programma didattico è strutturato su 3 moduli da un week-end
con presenza obbligatoria (frontale) e 5 moduli da frequentare a distanza (online).

Prenotazioni entro il 15 settembre 2020
A.P.S. Vega E.T.S.: 335 7065167 (pomeriggio)
info@giardinomeraviglie.it – info@dermoriflessologia.it

PROGRAMMA

La costituzione energetica (2 w.e.)
3-4/10/2020 frontale
7-8/11/2020 online

La costituzione quadripartita dell’uomo, le 10 Linee Primarie, che analizzano i flussi d’energia e di memoria, svelando i meccanismi delle corrispondenze psicosomatiche.

La simbologia emotiva (1 week-end)
5-6/12/2020 online

Le immagini simboliche che offrono la possibilità di dialogare con l’inconscio.

Il Codice Psicosomatico (2 week-end)
6-7/2/2020 online
6-7/3/2021 frontale

Le 96 Linee Secondarie e le Placche cutanee mostrano e riequilibrano i sentimenti specifici.

Riflessologia della Memoria (1 w.e.)
10-11/4/2021 online

Le Placche delle Età e L’albero degli Eroi attivano il contatto con il Tempo e il Luogo, la Dinamica del Ricordo promuove l’elaborazione del vissuto emozionale.

Il Potere dei Sogni (1 week-end)
1-2/5/2021 online

Le Placche oniriche trasformano i sogni in alleati. Si polarizzano, ricordano e interpretano.

Esperimenti pratici ed esami (1 w.e)
5-6/6/2021 frontale