Riflessioni alternative sul perdono

Il significato del termine “perdonare”, nel vocabolario Treccani, recita:

“Non tenere in considerazione il male ricevuto da altri, rinunciando a propositi di vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa, e annullando in sé ogni risentimento verso l’autore dell’offesa o del danno”.

Corretto.

Ma da cosa nasce l’esigenza di perdonare?
Nasce dal fatto di aver considerato qualcosa come un male, un’offesa o un danno.E perché è stata considerata in questo modo?
Probabilmente perché se ne è sofferto e si reputa che abbia lasciato strascichi psicologici o fisici che limitano la propria vita. E forse anche perché l’autore del presunto danno perpetua ancora l’offesa.

Ma spostando l’attenzione su altre situazioni dell’esistenza, possiamo accorgerci che la valutazione cambia. Per esempio, quando ci si tuffa nel mare mosso, si considerano le onde come un affronto personale? O se la pelle si scotta al sole o si irrita per aver toccato inavvertitamente l’ortica, ci si arrabbia e si pensa di aver subito un danno? No. Le onde sono una prerogativa del mare, il sole scalda e può scottare, l’ortica è urticante per sua natura.

Di fronte a questo genere di problemi, non nasce il bisogno di perdonare alcunché, né il mare, né il sole, né l’ortica. Loro sono semplicemente ciò che sono e noi impariamo a trattare con loro o a evitarli, se non ci piacciono.
Sempplicemente, l’esperienza insegna e ne facciamo tesoro.

Quindi, quando si impara, si cresce e si migliora, dopo aver vissuto una situazione difficile o dopo aver avuto rapporti con una persona che ha causato problemi o danni, non c’è bisogno di perdonare niente e nessuno. Anzi, se vogliamo, ci sarebbe da ringraziare, perché l’esperienza ci ha messo alla prova, arricchito e migliorato.

Non è che il rancore e il desiderio di punizione, e la conseguente necessità di perdonare, nascono dalla nostra stessa incapacità?
L’incapacità di accettare le cose e le persone così come sono, senza volerle cambiare a tutti i costi.
L’incapacità di imparare, cambiare e migliorare in prima persona.
L’incapacità di fare meglio, quando non si apprezza ciò che ha fatto qualcun altro.
L’incapacità di assumersi la responsabilità della propria vita.

Capire le cause di un problema non serve a trovare un colpevole, ma una migliore risposta alla vita.

Samantha Fumagalli