Le civiltà muoiono di suicidio, non di assassinio

Quattro frasi di Arnold Toynbee (storico, 1889-1975) per capire che stiamo vivendo l’apocalisse della cosiddetta “civiltà occidentale”.

“Le civiltà muoiono di suicidio, non di assassinio.”

“La civiltà è un movimento, non una condizione; un viaggio, e non un porto.”

“Dare buone opportunità alla creatività potenziale è una faccenda di vita o di morte per qualsiasi società.”

“La storia ci insegna che quando una razza barbarica si confronta con una cultura dormiente, i barbari vincono sempre.”

Ora, è chiaro che la civiltà occidentale si sta suicidando per meno delle sue élite e con la tacita condiscendenza della sua gente, che dorme e non vuole svegliarsi, non vuole vedere, capire, ritrovare le sue tradizioni ed evolvere.

Le élite occidentali stanno cercando di salvare i propri interessi a danno dei cittadini, che vengono impoveriti, terrorizzati e ingannati strategicamente. Queste élite si sono arroccate sulla vetta di un pensiero morto, che è la loro idea di totalitarismo. Non c’entra neanche più la globalizzazione, che peraltro è un fenomeno irreversibile, si tratta di una vera e propria dittatura totalitarista.

Chi dice che l’Occidente è sotto attacco da parte di altri Stati, altre culture, altre tradizioni e civiltà, mente. Probabilmente sapendo di mentire, anche se non si può escludere la “buona fede” fanatica e deviata. L’Occidente è stretto nella morsa di se stesso. Concepisce la propria civiltà come statica, e quindi incapace di vera evoluzione, e vede in un progresso disumano (iper-digitalizzazione, intelligenza artificiale, controllo, ingerenza delle élite nella vita dei cittadini, eccetera) il proprio futuro. Ha chiuso le porte alla libertà di pensiero e di azione, alla creatività e all’iniziativa individuale, all’esistenza di una dimensione spirituale dell’uomo, alla crescita stessa della propria società e civiltà.

Una condizione del genere è destinata alla morte e, come diceva Toynbee, non per assassinio ma per suicidio.

Stanno emergendo nel mondo nuove forze, più vitali e vincenti perché sveglie e desiderose di svilupparsi. Sta a noi decidere se integrarci e portare il nostro contributo di esperienza, tradizione e conoscenza, oppure se farci spazzare via o lasciare al buon cuore e alla saggezza di queste nuove forze il compito di salvare la nostra civiltà.