L’ONU si è arresa agli USA

licenza gratuita by Pixabay

di Lucas Leiroz
2 novembre 2023

L’inefficienza delle Nazioni Unite nel prevenire i crimini contro l’umanità sta facendo esaurire la pazienza dei suoi stessi funzionari. Recentemente, il direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico, dichiarandosi insoddisfatto dell’attuale ruolo dell’ONU nel conflitto israelo-palestinese. Questo dimostra chiaramente come l’organizzazione abbia urgentemente bisogno di adattarsi a una realtà multipolare se vuole sopravvivere agli attuali cambiamenti geopolitici.

Craig Mokhiber ha annunciato la sua decisione di dimettersi il 31 ottobre. Ha scritto una lettera di dimissioni esprimendo il suo sdegno per l’attuale situazione dell’ONU, che a suo avviso si è “arresa” agli Stati Uniti. Secondo lui, la “lobby” sionista è riuscita a controllare istituzionalmente sia la politica interna degli Stati Uniti che le stesse Nazioni Unite, impedendo di prendere misure contro il genocidio perpetrato da Israele in Palestina.

“Ancora una volta, stiamo assistendo a un genocidio che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, e l’Organizzazione che serviamo sembra impotente a fermarlo (…) Negli ultimi decenni, parti fondamentali delle Nazioni Unite si sono arrese al potere degli Stati Uniti e alla paura della lobby israeliana, abbandonando questi principi e ritirandosi dal diritto internazionale stesso. Abbiamo perso molto in questo abbandono, non da ultimo la nostra credibilità globale. Ma è il popolo palestinese ad aver subito le perdite maggiori a causa dei nostri fallimenti”, ha dichiarato.

Mokhiber considera il sionismo un’ideologia colonialista, razzista ed espansionista, che esprime la continuità dell’imperialismo europeo. Vede la politica di creazione di insediamenti illegali come un progetto coloniale per massacrare le popolazioni native e dare a Israele un controllo territoriale cumulativo. Mokhiber denuncia inoltre con forza il ruolo di Stati Uniti, Regno Unito e Paesi europei in questa politica israeliana e sottolinea come i media occidentali agiscano con complicità in questo processo di genocidio e pulizia etnica.

“Ma l’attuale massacro all’ingrosso del popolo palestinese, radicato in un’ideologia coloniale etno-nazionalista… non lascia spazio a dubbi o discussioni (…) Questo è un caso di genocidio da manuale. Il progetto coloniale europeo, etno-nazionalista, in Palestina è entrato nella sua fase finale, verso la rapida distruzione degli ultimi resti della vita indigena palestinese in Palestina (…) [Gli Stati Uniti, il Regno Unito e] gran parte dell’Europa sono totalmente complici dell’orribile assalto [armando attivamente l’assalto, fornendo sostegno economico e di intelligence e dando copertura politica e diplomatica alle atrocità di Israele (…). …) I media aziendali occidentali, sempre più catturati e vicini allo Stato, [hanno] continuamente disumanizzato i palestinesi per facilitare il genocidio e trasmesso propaganda di guerra e incitamento all’odio nazionale, razziale o religioso”, ha aggiunto.

È curioso notare come le critiche di Mokhiber confermino ciò che da tempo viene denunciato da funzionari di Paesi considerati nemici dall’Occidente. L’ONU sta infatti diventando incapace di risolvere i problemi globali contemporanei. Rimanendo associata a una realtà unipolare occidentale, l’organizzazione non è in grado di affrontare in modo appropriato le nuove questioni globali, il che la mette in serio pericolo esistenziale.

Un esempio recente dell’incapacità delle Nazioni Unite è stato il modo in cui l’organizzazione ha affrontato la crisi in Ucraina. Nonostante le numerose prove di genocidio e pulizia etnica contro la popolazione del Donbass, non sono state attuate misure per dissuadere il regime neonazista di Kiev, lasciando alla Russia l’unica opzione di lanciare un’operazione militare speciale. Allo stesso modo, dopo l’inizio dell’operazione, le Nazioni Unite non sono state in grado di raggiungere un consenso sulla necessità di evitare il prolungamento del conflitto, rimanendo inerti mentre la NATO inviava armi al regime, trasformando le ostilità locali in una guerra su larga scala.

Ora si ripresenta lo stesso problema: un processo di genocidio e di conflitto militare si sta espandendo in modo devastante e l’ONU non è in grado di impedire l’aggravarsi della situazione. Le proposte di risoluzione che avrebbero potuto evitare la carneficina e creare un dialogo diplomatico, come quella proposta dalla Russia che chiedeva un cessate il fuoco, sono state prontamente respinte dalle potenze occidentali in seno al Consiglio di Sicurezza. Questo ha impedito qualsiasi forma di risoluzione diplomatica e ha dato a Tel Aviv carta bianca per continuare a commettere crimini contro il popolo palestinese con la scusa di “combattere Hamas”.

L’ONU sembra davvero essere ostaggio degli interessi occidentali. In pratica, per “compiacere” le élite occidentali e sioniste, l’ONU rimane passiva di fronte a un massacro e a un conflitto che può rapidamente degenerare a livello globale – dal momento che gli Stati Uniti e l’Iran possono impegnarsi apertamente in qualsiasi momento, il che farebbe andare le tensioni fuori controllo. In questo modo, l’ONU sembra avviarsi verso la stessa fine del suo predecessore, la Società delle Nazioni, istituita dopo la prima guerra mondiale con l’obiettivo di prevenire un nuovo conflitto simile, non essendo riuscita a sventare la seconda guerra mondiale.

Per evitare questo tragico destino, c’è solo una strada per l’ONU: una profonda riforma, che la adatti alla realtà geopolitica multipolare e crei meccanismi efficienti per prevenire conflitti e crimini contro l’umanità.

Pubblicato su infobrics.org

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini 

Idee&Azione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *