Sul crepuscolo della civiltà e sull’Età dell’Acquario

Le epoche oscure ci sono sempre state, età durante le quali la civiltà sembra sparire, inghiottita nelle voragini del nulla. Ma non è così, la civiltà resta un elemento presente, può essere soltanto in germe, può venire conservata nelle grotte o tramandata oralmente, ma la fiamma della civiltà non muore mai e nessuna generazione deve poi ripartire da zero.
Il degrado dell’élite può segnare il declino di una civiltà e le rivoluzioni possono distruggerne la superficie, ma la civiltà, intesa come complesso di culture spontanee, tradizioni, valori associativi e principi organizzati della collettività, non si spegne mai e trova il modo per passare di mano in mano, verso le generazioni future, per rinascere e rinnovarsi.
Così, per esempio, è stato per la Russia, apparentemente spazzata via e, in poco tempo, risorta sotto gli occhi stupiti del mondo occidentale.
Le stelle continuano a brillare nei creativi che hanno appreso il segreto della compartecipazione, la civiltà continua a vivere nella sua essenza al pari di un firmamento. Essa opera attraverso la visione di quegli individui che sono sufficientemente puri e forti da portare la torcia fiammeggiante della civiltà.
È così che entreremo nell’Età dell’Acquario.

Non tutto quel che luccica…

“Normare” il “diverso”.
Includerlo forzatamente.
Censirlo.
Tutte caratteristiche del lato “oscuro” della famigerata Età dell’Acquario. Decenni in cui quest’epoca è stata presentata come portartice di libertà, spiritualità, risveglio delle coscienze e chi più ne ha più ne metta… invece, come sempre, c’è l’altra faccia della medaglia. Quella della paura e del controllo.
E cosa c’è di meglio che dare un nome e un numero a ciò che risulta “strano”, “diverso”, “alternativo”?
Ma questa non è libertà.
Questo è di nuovo controllo.
E sfocerà nell’intolleranza.
Chi uscirà dal censito, dalla catalogazione di razza, genere, eccetera, verrà spazzato via. O almeno questo è il tentativo…

E non riuscirà.