E il mondo chi l’ha fatto?

“E il mondo nel suo insieme chi lo ha fatto?

Era sorta spontanea questa domanda proprio perché ci si chiede sempre che cosa fai, chi ha fatto questo vestitino, quella camicia, chi ha preparato questa buona zuppa di pesce? Chi ha fatto un’auto e chi ha creato il mondo che l’insieme di tutte queste cose?

L’uomo talvolta capisce il funzionamento delle cose, come una medusa respira e come un gabbiano si relaziona con i propri figli, e per questo viene riconosciuto come un grande scienziato, spesso premiato con alti onori, ma si dimentica che queste cose ci sono da sempre e lui ha solo capito qualcosa su come funzionano. Più importante sarebbe capire chi le ha fatte e chiedere poi a lui e domandargli qualcosa per capire meglio anche l’uomo.

L’uomo non sa rispondere, un premio Nobel diventerebbe rosso se glielo si chiedesse e direbbe: «non lo so».

E allora come si può credere a uno che ha spiegato tanto ma non sa spiegare da dove gli provenga?

Se è furbo dirà che il mondo non l’ho fatto nessuno, che è da sempre, ma allora come può esistere qualcosa di non fatto mentre tutto si fa?

Se è da sempre perché mai esiste la fine?

Katherine se lo chiese una sera, al tramonto, mentre era seduta nel solito posto, e guardava il tramonto all’orizzonte.

Faceva girare questa parola nella sua testa, dentro il silenzio della baia di Badnaban.

La fine, la fine, una cosa che inizia e muore. Una bambina che nasce, diventa grande e poi vecchie finisce. Una medusa che giunge sulla sabbia della spiaggia, si trasforma in una semisfera e finisce, un fiore per dei petali, il profumo che aveva disperso intorno a sé non si sente più.

Perché finisce?

«Niente propriamente finisce, si trasforma in qualche cosa che si fa invisibile, ma l’invisibile non è un nulla, bensì una manifestazione diversa dell’essere da sempre per sempre».”

Tratto dal libro Il silenzio delle pietre di Vittorino Andreoli

Le malattie della società

“Gli unici ospedali che si trovano sul pianeta riguardano la specie umana, e ciò è generalmente portato come un esempio dell’intelligenza e delle conquiste scientifiche dell’uomo, capace di intervenire in situazioni che altrimenti porterebbero alla morte. Ma gli uomini non sanno che le malattie si legano proprio a una società che degenera.”

dal libro di Vittorino Andreoli Il silenzio delle pietre

Aggressività v/s violenza

Il silenzio delle pietre di Vittorino Andreoli è un romanzo ricco di stimoli e spunti di riflessione.

Oggi vogliamo condividere un passaggio del libro con cui siamo sostanzialmente d’accordo e che ci sembra molto interessante:

“Io credo nella distinzione tra aggressività e violenza, benché non tutti la accettino e io stesso ammetta che non è facile riconoscere la diversità tra questi due comportamenti. L’aggressività esprime un atto di sopraffazione che si lega all’affermazione dei bisogni primari: approvvigionamento di cibo, difesa della prole, protezione del proprio territorio di insediamento che garantisce sicurezza e riparo dalle intemperie.
La violenza è analoga, ma non è dettata da questi bisogni. Si situerebbe dunque in una sfera dell’evitabile: in questo senso potremmo concludere che la violenza è inutile al vivere, mentre l’aggressività è un meccanismo necessario alla sopravvivenza”.

Buona giornata!