La carta natale è la mappa simbolica della consapevolezza dell’anima e del suo viaggio nella vita. Ogni pianeta rappresenta una differente facoltà psicologica e indica come e dove questa facoltà si esprime. Ogni elemento (pianeta, segno, casa, aspetto) ha precisi significati, che diventano pressoché infiniti quando si combinano fra loro. La carta natale racconta dunque una storia, un mito personale, che mostra come l’anima soddisferà (o meno) i suoi bisogni, realizzerà (o meno) il suo destino. Naturalmente, come in ogni storia che si rispetti, il conflitto appartiene al tema natale, perché senza conflitto non c’è storia.
Simbolo di vita, energia vitale e abbondanza, l’agrifoglio protegge dalle negatività e propizia la fortuna. Il Re Agrifoglio regna in questo periodo, stagliandosi maestoso nel paesaggio crepuscolare dell’anno che volge al termine. Nel giorno del Solstizio invernale cede lo scettro alla Quercia che rappresenta la forza interiore, la giustizia, il potere e l’elevazione spirituale.
“Sapere di essere esattamente chi si è sempre creduto di essere; questa consapevolezza è un potere, così straordinario da creare una distanza incolmabile rispetto a chi non lo possiede…” Pietro De Angelis
Immagine composta da carta del cielo (astro-seek) e sfondo da Pixabay con licenza gratuita
di Samantha Fumagalli
Nyx, misteriosa divinità della notte,
mi ha spronato a condividere il quadro astrale di questa Luna Nuova
in Scorpione. Ed eccomi qui, ubbidiente all’imperativo.
In effetti, si tratta di una fase
importante dell’anno, sia sotto il profilo individuale sia sotto
quello mondiale, perché molte forze si stanno muovendo per fare
emergere le zone d’ombra personali e collettive.
Esaminerò prima la sfera soggettiva,
ovvero ciò che ognuno può fare per usare al meglio queste forze,
poi mi occuperò brevemente del piano mondiale.
La Luna Nuova si verifica a 20°43′ di
Scorpione, congiunta al Sole, a Marte (governatore del novilunio) e
alla stella fissa di Zuben Elschemali, in opposizione a Urano a
21°04′ di Toro e in trigono a Nettuno retrogrado al 25° di Pesci.
Come sappiamo, la Luna Nuova identifica
il seme di una nuova fase che crescerà con il disvelarsi della Luna
fino a manifestarsi completamente nel prossimo plenilunio del 27
novembre in Gemelli.
Ora, questa Luna è governata da Marte
che, trovandosi nel suo domicilio notturno, esorta a intraprendere
una sorta di discesa agli inferi, animati dalla volontà e dal
coraggio, per confrontarsi con le proprie paure, con i demoni
interiori, le faccende irrisolte che risiedono nell’inconscio e con
le ferite dell’anima, e tutto ciò con lo scopo di portare alla luce
ciò che risiede nelle tenebre in un’ottica di auto-conoscenza.
L’energia guerriera di questo Marte è,
da un lato, ispirata da Nettuno, quindi da ideali nobili, seppure più
istintivi e caotici che riflessivi, e, dall’altro lato, è promossa
da Urano che spinge a portare tutto allo scoperto, in modo abbastanza
brusco e talvolta incauto.
Devo precisare che Marte è pianeta
d’azione, quindi non si tratta tanto di pensare, elucubrare,
rimuginare, ma di agire. È pur vero che siamo di fronte a un’azione
più sotterranea che palese, ma pur sempre di azione si tratta e,
facilmente, coinvolgerà gli altri o una collettività (trigono
Marte-Nettuno). Quindi, anche in considerazione della scarsa prudenza
di Urano, non si può escludere di tornare a casa con qualche livido,
ma l’onorevole intento di fare chiarezza e raggiungere una maggior
armonia interiore vale l’onere di doversi leccare un paio di ferite.
Consiglio, tuttavia, un pizzico di
avvedutezza per evitare di ritrovarsi con le ossa rotte. Qualche
graffio è lecito, ma è meglio non compromettere il proprio futuro a
causa dell’incapacità di prevedere le conseguenze delle proprie
azioni (opposizione Luna-Urano). Qui un aiuto giunge dal sestile
Mercurio-Venere, che ammorbidisce i toni e mira a un dialogo che ha
come scopo la comprensione reciproca. Ammetto che la quadratura
Mercurio-Saturno può creare qualche ostacolo nel far collimare la
percezione con la logica, di contro però tende a indurre un blocco
operativo quando si ha la sensazione che le facoltà intellettive non
siano al top.
Complessivamente, in queste due
settimane, escluderei il pericolo di grossi danni e ritengo che
l’azione di portare alla luce ciò che è sepolto sia un’opera che
può essere coronata da successo. L’emersione del sommerso è infatti
indispensabile, se teniamo conto che con la Luna Piena del 27
novembre servirà grande lucidità per far fronte all’attrito
promosso da Saturno (in aspetto di quadratura con la Luna da un lato
e con il Sole e Marte dall’altro).
Un altro elemento molto favorevole è
la congiunzione della Luna Nuova con la stella fissa di Zuben
Elschemali. Una stella di natura venusiana e gioviale, quindi
benefica e favorevole alle inclinazioni spirituali e alla ricerca di
equilibrio interiore.
Sul piano mondiale vediamo la stessa
necessità di un tuffo nelle tenebre per far emergere ciò che è
nascosto e, purtroppo, anche le guerre possono ascriversi a tale
scopo. Qui, l’onda d’urto Marte-Urano sull’asse Scorpione-Toro fa
eruttare i crateri e tremare la terra in tutti i sensi, ma fa anche
uscire allo scoperto il male sotterraneo. E lo possiamo vedere, per
esempio, nelle guerre in Ucraina e a Gaza, che ormai rendono palesi e
inconfutabili i giochi occulti di potere che hanno tenuto in scacco
gli equilibri mondiali per decenni.
Questo lavoro di emersione si compie
con ferrea volontà e con coraggio e, quasi sicuramente, prevede la
creazione di alleanze e accordi segreti tra potenze (il 15 novembre
il Sole e Marte formano un sestile con Plutone). E ciò anche a
beneficio della collettività (Sole e Marte in trigono a Nettuno;
sestile Nettuno-Plutone).
Vedremo verso fine mese, con la Luna
Piena del 27 novembre, i primi risultati del lavoro che Marte sta
compiendo con il favore delle tenebre, ma credo proprio che riuscirà
a scoperchiare qualche pentolone.
Non condivido il detto “siamo ciò
che mangiamo” di feuerbachiana creazione, e spiegare il perché
sarebbe troppo lungo, ma posso dire che trovo più vicino al mio
sentire il concetto ippocratico “fai che il cibo sia la tua
medicina e che la medicina sia il tuo cibo“.
Ciò premesso, il cibo non è soltanto
ciò che mangiamo, ma è tutto quanto ci nutre, come il sole, l’aria,
i pensieri, le parole che ascoltiamo e quelle che pronunciamo.
Ora, è curioso che, dopo decenni di
fast food e di cibo spazzatura, anche l’informazione si sia
uniformata: veloce, precotta e di pessima qualità.
Se alimentarsi costantemente di hot
dog, hamburger, patatine fritte, ketchup, cibi congelati e precotti
nuoce al benessere del corpo, figuriamoci cosa può fare un
nutrimento equivalente ai pensieri, all’anima, alle capacità
intellettive, alla sensibilità.
Trangugiare qualsiasi cosa, senza
scegliere, è quanto di più lontano dal far sì che il cibo sia la
propria fonte di benessere. E infatti, mentre si nutrono di cibo
spazzatura, certe persone ingoiano anche tutto ciò che viene detto
loro dall’informazione, senza il minimo discernimento.
Trangugiatori.
Sono trangugiatori di qualsiasi cosa e
si stanno ammalando gravemente nel corpo, nell’anima e nei pensieri.
Premetto che la mia è soltanto una riflessione rivolta a chi continua a farsi domande e vuole difendere la propria libertà di pensiero nel vortice di mille illusioni. Ho smesso da tempo di rivolgermi a chi sa già tutto o ha abdicato al diritto di sovranità sul proprio pensiero. A costoro lascio le loro certezze e vado oltre…
licenza gratuita by Pixabay – Public Domain Pictures
La riflessione attiene alla fretta di
giungere a conclusioni spesso approssimative e alla tifoseria di
campo. Fattori non certo nuovi, ma che sono in preoccupante aumento.
Negli ultimi anni abbiamo visto
esacerbarsi i conflitti sociali, di solito su basi ideologiche e non
realistiche, e abbiamo osservato come la politica e l’informazione
mirino proprio al risultato di creare divisione, rabbia, contrasto e
pilotare la gente verso un pensiero unico. Prima su questioni di
salute, poi su tematiche ecologiche e più recentemente sulle guerre.
E ogni volta abbiamo assistito alla censura del pensiero critico e
del confronto, all’applicazione di etichette e all’incitazione al
conflitto e alla discriminazione.
Insomma, chi pensa con la propria testa
e non si conforma al pensiero unico, non è ben visto e diventa
automaticamente un no-qualcosa, un pro-qualcos’altro, un -ista o un
anti-ista, ovviamente della peggior specie.
Il giochetto prosegue e oggi si
ripresenta con il conflitto Istraele-Gaza: ancora una volta i media
prendono immediatamente posizione, a discapito della vera
informazione, e lo stesso sembra fare una parte dei
contro-informatori.
Ora, due parole di riflessione mi
sembrano doverose.
In primis, un’informazione corretta,
che miri alla libertà di pensiero dell’individuo, dovrebbe
raccontare i fatti con la maggior imparzialità possibile.
Secondariamente, se si vuole fare un
approfondimento per migliorare la comprensione, si possono analizzare
i dati, la storia passata, le ragioni, eccetera, sempre con doverosa
prudenza e con la disposizione mentale a valutare nuovi sviluppi che
potrebbero cambiare le carte in tavola o modificare
l’interpretazione.
Bene, questo tipo di informazione è
assente nei media mainstream e chi vuole difendere la propria libertà
di pensiero deve, per forza di cose, cercare altre fonti e fare
approfondimenti in prima persona. La cosa preoccupante, ora, è che
anche la contro-informazione (o almeno una parte di essa) sta finendo
con il fare la stessa cosa, ma sul fronte opposto: appena esce una
notizia la diffonde con interpretazioni antitetiche, spesso
affrettate, cospirative e dal carattere clamoroso. Si rischia, così,
di trasformare l’informazione alternativa in disinformazione con
conseguenze pessime sulla libertà di pensiero (che si vorrebbe
difendere), sulla capacità di giudizio e sulla tenuta stessa della
salute mentale. Per non parlare del fatto che si incrementa una
divisione sociale delirante.
Lasciamo da parte i figli dei media
mainstream che, se ci credono ancora, sono ormai irrecuperabili, e
focalizziamoci sui fruitori dell’informazione alternativa. Qui
notiamo due o più schieramenti che si accusano, talvolta
aggredendosi, per dimostrare le rispettive tesi.
Risultato? Il fronte del dissenso
risulta frantumato.
A chi giova? Non certo al fronte del
dissenso.
C’è da chiedersi se sia promosso
dall’alto o se queste persone siano bravissime a sabotarsi da sole.
In mancanza di certezze, temo che siano valide entrambe le ipotesi.
Nel mio piccolo, suggerisco: prudenza,
sangue freddo, osservazione della realtà (compreso saper riconoscere
quando i dati sono troppo scarni per trarre conclusioni), esercizio
della facoltà di sospendere il giudizio, discernimento, ragione e
buon senso.
Quanto alla tifoseria, mi sembra
quantomai sterile. Se la trovo ridicola nello sport, qui direi che è
decisamente inutile. Più interessante è invece valutare quale
interpretazione e quali linee di azione ci sembrano più affini al
nostro pensiero, alla nostra visione del mondo, alla nostra etica,
alle nostre speranze. Con l’attenzione a non cadere nella presunzione
di giudicare dall’alto chi la pensa diversamente e non pretendere che
il nostro punto di vista sia necessariamente giusto e quindi
condiviso dagli altri.
Prima di concludere, aggiungo una
considerazione di carattere astrologico.
Allenare la sana logica, il buon senso,
la ragione e le facoltà intellettive per dominare il caos, per
comprendere il metafisico o per ordinare i dati, sono tutte necessità
imposte dalla presenza di Saturno in Pesci, pena finire vittime di
abbagli, illusioni e paure della peggior specie.
Entrato nel segno dei Pesci a marzo
2023, Saturno vi soggiorna fino all’inizio di febbraio 2026 e il suo
insegnamento è proprio quello di portare ordine e giustizia nel
disordine e nella confusione.
I Pesci sono simbolo della
consapevolezza, del vitale e misterioso oceano nel quale siamo tutti
immersi, del misticismo, del mondo interiore, dell’immaginazione,
dell’ispirazione, e tra i suoi archetipi troviamo i sognatori, i
mistici e i poeti.
Saturno è il pianeta del rigore, della
privazione, delle prove della vita, dell’azione implacabile del
karma, della logica, delle facoltà superiori dell’intelletto, della
ragione.
Ora, cavalcato con maestria, questo
Saturno ci insegna a rinunciare alle illusioni, alle ispirazioni
fasulle, ai sogni irrealizzabili. Ci invita a investigare il mondo
con buon senso, logica e ragione. Ci sprona ad affacciarci sul caos e
mettervi ordine. Ci spinge a portare verità e rigore nella
dimensione interiore, nel senso mistico, nel trascendentale.
Chi accoglie il suo suggerimento, vedrà
il caos dipanarsi pian piano. Chi lo rifiuta, al contrario, subirà
la sua azione inesorabile (perché Saturno non si fermerà soltanto
perché qualcuno mette la testa sotto la sabbia) e vedrà scatenarsi
dentro di sé le peggiori distorsioni della realtà. L’ombra di
questo Saturno, infatti, porta fanatismo, irrigidimento, chimere,
errori, sensazione di impotenza, paura di dover subire l’esercizio di
un potere ingiusto, smarrimento, sofferenza.
Ma c’è di più, perché l’ombra di
Saturno si protende anche su chi detiene il potere e può indurre
alcuni rappresentanti delle élite a esercitare forme di repressione
molto dure o violente allo scopo di imporre norme e di impedire la
proliferazione di idee diverse e controcorrente.
Il non assumersi la responsabilità
individuale di questo transito, espone il fianco a subire proprio
queste forme di repressione e di distorsione della realtà, che
portano a frantumare il fronte del dissenso e la sua forza positiva e
propositiva.
La panoramica di Saturno in Pesci è
molto più vasta, ma in questo contesto mi sembrava opportuno
concentrarmi sull’aspetto che riguarda tutti coloro che vogliono
conservarsi liberi, capaci di pensiero autonomo e autodeterminazione.
La guerra globale dell’informazione è ormai in pieno svolgimento. Diverse versioni della realtà si scontrano sempre più apertamente tra loro. Le società e gli individui scelgono da soli in quale realtà credere e poi vivono in essa.
Se consideriamo la “vecchia maniera” nello spirito del materialismo classico, la realtà è una sola, differiscono solo le sue descrizioni e interpretazioni. Ecco perché presumono che alcune persone mentano e altre dicano la verità, i ruoli possono cambiare. L’intera questione è a chi crediamo in tali o tali circostanze.
Non è però così la realtà stessa – come sanno sia fenomenologi che strutturalisti – è un prodotto della coscienza umana. Non c’è realtà al di fuori di esso, e gli elementi residui puramente esterni non sono più carichi di essere o di significato. Pertanto, nella guerra dell’informazione, non sono solo le interpretazioni a scontrarsi, ma i fatti stessi.
Esiste più di una realtà, con tante strutture di coscienza (collettiva, ovviamente) quante sono le realtà. Non solo valutazioni dei fatti, ma i fatti stessi. I materialisti e le persone lontane dalla filosofia non sono pronti ad accettarlo, la loro fede in una realtà indipendente dalla coscienza è incrollabile, e fintanto che sarà così, saranno loro le vittime della guerra dell’informazione, non coloro che ne sono i padroni.
La coscienza crea la realtà.
Nel mondo globalista unipolare, solo una coscienza è riconosciuta per impostazione predefinita: liberale e occidentale. È questa coscienza che costruisce la realtà: non solo cosa è buono e cosa è male, ma cosa è e cosa non è. La multipolarità è un atto di affermazione della sovranità di altre coscienze, diverse da quella occidentale. Ciò significa che la realtà stessa diventa policentrica. L’informazione costituisce ciò che percepiamo come essere. Ecco perché al centro della guerra dell’informazione non dovrebbero essere né i militari né i giornalisti, ma prima di tutto i filosofi. La sovranità è innanzitutto una questione di mente. Sovrano è colui che è il maestro indipendente e finale della costruzione della realtà.
Ha davvero senso indignarsi davanti a
una rappresentazione teatrale?
Il teatro è finzione, si mette in
scena una storia, un’interpretazione. L’opera può essere una
tragedia o una commedia, ma mai si pretende che sia vera, imparziale,
oggettiva.
Perché parlo di teatro e di
indignazione? Sono forse impazzita?
No, almeno non credo.
Ne parlo perché tutto quello che
stiamo vivendo e vedendo negli ultimi anni sta spalancando gli occhi
di chi credeva in una realtà illusoria.
Si vive in un mondo creato da chi
detiene il potere sugli altri.
Ci si muove sulla piattaforma di un
gioco deciso da pochi. Da un élite che ha venduto una
rappresentazione teatrale come fosse la realtà, che ha disegnato
credenze false, accettate dai più come vere.
Qualche esempio?
L’idea dello Stato come ente
territoriale sovrano.
L’idea di Repubblica come cosa
pubblica.
L’idea di Diritti umani inalienabili.
L’idea di un sistema di informazione
che informi la gente.
L’idea di vari Premi (Nobel, letterari,
eccetera) assegnati per merito e in modo imparziale.
Il mito del self-made man come sogno
liberale.
L’idea di una Legge uguale per tutti.
Mi fermo, ma potrei riempire un rotolo
maxi di carta igienica…
Sono tutte idee create per far credere
alla rappresentazione in atto e avere attori e comparse disposti a
recitare inconsapevolmente un copione scelto da altri.
La farsa sta dimostrando il suo vero
volto ogni giorno che passa e non c’è bisogno che io faccia una
carrellata per dire dove e quando e come. Chi ha occhi per vedere, ha
già visto.
Un’ultima dimostrazione, che il re è
nudo, ci arriva dall’ennesimo atto discriminatorio nel confronti di
Adania Shibli, scrittrice palestinese, che vive tra Cisgiordania e
Inghilterra.
Pluripremiata e acclamata dalla
critica, finché il suo nome faceva gioco a certi interessi politici,
si vede ora negare il premio LiBeraturpreis 2023 alla Fiera del Libro
di Francoforte per il suo libro “Un dettaglio minore”. Motivo?
Ovviamente le sue origini palestinesi e la guerra in Israele (il
romanzo racconta di una ragazza palestinese catturata dai soldati
israeliani durante l’estate del 1949).
Dopo gli autori russi, ecco il turno di
quelli palestinesi.
Cosa deve succedere ancora per capire
che hanno sempre venduto illusioni?
Non ci si illuda, ancora una volta, che
il nuovo scenario e il nuovo copione saranno diversi.
Adesso è in corso una guerra mondiale
per decidere quali saranno i nuovi autori e registi, ma sempre di
teatro si tratterà.
In questi pochi anni di Apocalisse, i
veli cadono e chi vuole può vedere, ma alla fine, siatene certi,
verrà allestito un nuovo palcoscenico e per chi ha perso l’occasione
di vedere non ci sarà una nuova chance.