L’eterna diatriba tra bene e male

Riascoltando il podcast del 24 aprile 2023 sul tema “MITOLOGIA NORDICA” con Flavio Gandini, Stefania Nicoletti e Rudy Seery, ho avuto l’impressione di danzare sulla coda di un pavone ammirando, seppur fugacemente, i colori e i disegni di un prodigio della natura oppure, e forse il paragone è anche migliore, mi è parso di scivolare su un ponte arcobaleno, sfiorando sensazioni che andavano dal misterioso al divertente.

Un punto, però, mi è parso troppo veloce e quasi glissato. Un punto che Flavio, con approccio tipicamente mercuriale, ha semplificato, da un lato, e reso ancora più criptico, dall’altro. Mi riferisco alla domanda di Stefania sui concetti di bene e male nella filosofia norrena.

Flavio ha risposto attenendosi alla valutazione di bene e male in termini di umanità, dove l’unico male, in quelle popolazioni, era rappresentato dal tradimento e dall’ignavia. Già questo lascia intendere molto, evidenziando, per esempio, l’assenza di un peccato originale, indice di un “male precostituito”, dal quale tutti dipenderemmo e al quale tutti saremmo soggetti.Tradimento e ignavia additano come unici peccati dell’umanità il non agire per viltà o indolenza e il tradire se stessi, i propri valori e, per estensione, gli altri.

Ma quello che, a mio avviso, è particolarmente interessante è il fatto che nella cosmogonia norrena il bene e il male, semplicemente, non esistono. Si tratta di concetti molto più vicini a quelli orientali di yin e yang piuttosto che a quelli di alcune religioni monoteiste, che vedono in Dio e nel diavolo le due personificazioni di bene e male.

Nella concezione nordica non esiste un Dio e un suo oppositore, bensì esiste un’Entità superiore onnipervasiva, dalla quale “sgorgano” due forze opposte e complementari, necessarie alla manifestazione, al movimento e alla vita.
Due forze che nascono insieme, simultaneamente, dalla scissione del Tutto indistinto.
Una è fredda, oscura, femminile, grembo di ogni possibilità allo stato latente.
L’altra è calda, luminosa, maschile, capace di rendere manifesto ciò è in potenza.
Opposte, certo, perché svolgono funzioni antitetiche, eppure complementari, perché l’una senza l’altra sarebbero inutili.

Bene e male, quindi, non esistono. Esistono nel mondo degli uomini, dove vigono il giudizio e il limite, ma non sul piano spirituale e divino.

Il momento cruciale della scelta

Non credo nei concetti classici di “bene” e “male”.

Credo, invece, nell’esistenza di forze spirituali opposte e complementari, necessarie al piano della creazione, che operano sia nel piano invisibile sia in quello manifesto.

Va da sé che mi è impossibile credere che, nell’attuale situazione mondiale, esista una “scelta giusta” e una “scelta sbagliata”.

Credo, altresì, che esiste una SCELTA.

Anzi, credo che questo sia per eccellenza il MOMENTO DELLA SCELTA.

E se non possiamo fare una scelta giusta o sbagliata, allora il nostro compito è operare una scelta che sia il più possibile FEDELE A NOI STESSI.

Siamo chiamati a conoscere noi stessi, con coscienza e consapevolezza, e poi agire e scegliere in maniera conforme per manifestare nel piano fenomenico.

Scegliere, dunque, non sotto la spinta della paura di una malattia o di un siero, ma in funzione di ciò che siamo e dei nostri ideali.

E fare tutto ciò con sincerità spietata.
Senza false giustificazioni, senza autoinganni.

Astuti come serpenti, puri come colombe

SIATE ASTUTI COME SERPENTI E PURI COME COLOMBE
Matteo 10,16

Una frase che ha spesso destato qualche perplessità nei lettori…
Per questo abbiamo deciso di condividere il seguente commento (non nostro), che ci sembra davvero interessante in chiave non solo teologica e religiosa, ma anche umana e spirituale.
Consigliamo di trovare cinque minuti per leggerlo tutto.

«Perché Gesù aggiunge “astuti come serpenti?”
È molto interessante perché questo dà una visione del tutto realista della vita del cristiano nel mondo: ci vogliono purezza, fede, certo, ma anche intelligenza, perché il cristiano non deve essere né imbecille né gonzo. Cristo stesso non si lascia crocifiggere per debolezza, perché dice: “La mia vita nessuno me la toglie, ma io la depongo da me” (Giovanni 10,18); lo fa volontariamente, con cognizione di causa, sapendo quel che fa. Lasciarsi mettere i piedi in testa non è una gran bella testimonianza. Senza dubbio bisogna saper dare, ma dare non è lasciarsi prendere. Gesù non dice: “Se ti prendono il mantello, lasciati prendere la tunica” ma “da’ la tunica” e “Se ti percuotono sulla guancia sinistra lasciati percuotere anche sulla destra” ma “porgi la destra”. Ecco la posizione attiva del cristiano, e ci vuole certamente dell’intelligenza per evitare la possibile perversione della dolcezza e dell’amore. La mollezza e la debolezza non sono costruttive. L’Evangelo non è un incitamento alla passività, al contrario invita a una certa intelligenza attiva. E tuttavia bisogna dare tutto, anche la vita, non bisogna mai staccarsi dall’ideale di purezza né perdere in qualsiasi modo l’anima. La colomba deve temperare senza sosta il serpente e viceversa.
Fare il bene è estremamente complicato. Ne conosciamo globalmente il senso, ma in pratica bisogna essere saggi per non mancare di discernimento. Non bisogna lasciarsi andare ai propri buoni sentimenti e alla propria generosità senza conservare l’intelligenza di fare la cosa giusta nel modo giusto. Bisogna domandarsi se il nostro gesto sarà creatore o perverso per la persona a cui è destinato.
All’inverso è bene in questo mondo dimostrare intelligenza ed efficienza, anche nelle nostre buone opere, ma è essenziale saper conservare una dimensione di ideali, di approfondimento personale, di attenzione all’altro per non perdere il senso di quel che facciamo.
La grande difficoltà della vita del cristiano è proprio salvaguardare l’equilibrio tra l’intelligenza e la fede. Cristo non chiede al cristiano di ritirarsi dal mondo ma di agire e quindi partecipare al suo funzionamento, e nello stesso tempo di non perdere i propri ideali.
Il cristiano è quindi sempre combattuto tra il serpente, intelligente e terra terra, e la colomba, che si libra nei cieli. Se è troppo serpente è schiacciato nella polvere, se è troppo colomba evapora. Ci sono questi due poli antinomici, inconciliabili, tra cui il cristiano è in tensione. Ma forse è proprio questo che lo rende attivo e luminoso, come la luce che scaturisce quando sono presenti due poli elettrici opposti. Un solo polo, pur se molto potente, non produce nulla. È la dialettica della sua vita che rende il cristiano ricco e fecondo. Certamente non è una situazione confortevole ed è sempre un po’ come Cristo, combattuto tra queste due realtà, crocifisso tra il verticale della fede e l’orizzontale del buon senso terrestre.
Ma è allora che il cristiano può diventare la Luce del Mondo».
Auteur: Évangile et liberté

Bene e male, luce e ombra

“Che cosa sarebbe il tuo bene se non ci fosse il male, e come apparirebbe la terra se non ci fossero le ombre? Le ombre nascono dagli oggetti e dalle persone. Ecco l’ombra della mia spada. Ma ci sono le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Non vorrai per caso sbucciare tutto il globo terrestre buttando via tutti gli alberi e tutto ciò che è vivo per godere nella tua fantasia della nuda luce?”

Il maestro e Margherita, Mikhail Bulgakov