Questa simpatica e generosa vecchietta, che giunge a cavallo di una scopa e dispensa doni a tutti, ha un significato antico e bellissimo, un significato che si inscrive nel solco della tradizione delle divinità al femminile e precisamente nell’atavico senso della Triplice Dea: la Giovane, simbolo del principio femminile, della nascita e dell’incanto, la Madre, simbolo di fertilità, potere ed equilibrio, e la Vecchia, simbolo di saggezza, generosità, morte e trasformazione.
La Befana incarna il terzo aspetto della Dea, ossia l’anno vecchio che cede il posto a quello nuovo. Ma prima di scivolare via, la Befana solca i cieli per spazzare via il vecchio e preparare il terreno al nuovo ciclo, e contemporaneamente dispensa la propria benedizione, che garantirà un prospero raccolto nell’anno nuovo.
Epifania significa apparizione, ecco dunque la Dea apparire all’umanità per mostrare come manifestare positivamente nella propria vita.
L’Epifania è passata… da oggi si salpa per una nuova e meravigliosa avventura.
Auguri di felicità, amore e prosperità a ognuno di noi!
Samantha e Flavio
Felice 2020!
Auguri di vero cuore per un 2020 in cui i desideri più belli possano trovare realizzazione.
Senza dimenticare che, come diceva Seneca:
“Ogni giorno per me è l’inizio di un nuovo anno, e io cerco di propiziarmelo con buoni pensieri che liberano l’animo dalle meschinità”.
BUON ANNO NUOVO!
La fine del 2019
Un altro anno sta finendo.
In questi ultimi momenti del 2019 prendiamoci qualche attimo per guardarci alle spalle e distillare questo scorcio di vita nella sua interezza.
Un anno che ci ha sicuramente regalato momenti di gioia, qualche difficoltà, sorrisi e lacrime, felicità e tristezza, battute d’arresto e voli ad alta quota…
Un anno di albe e tramonti, di giorni di sole e di pioggia, di camminate all’aria aperta, di profumi, di suoni emozionanti, di canzoni e risate, di chiacchierate, di vento che fa stormire le foglie, di colori mozzafiato, di abbracci, di pranzi cucinati con amore, di viaggi, di arrivederci e di addii, di baci, di amici, di famiglia, di nuovi incontri, di libri aperti e non finiti e di libri letti con passione, di novità sorprendenti, di arrivi e partenze, di treni, traghetti e aerei, di sogni e ali dispiegate, di speranze rinnovate, di silenzi…
Un anno da ricordare, da ringraziare per i doni elargiti e le lezioni impartite, un anno da salutare e lasciare andare.
Un anno di Vita prezioso, unico e irripetibile come ogni istante che lo ha composto, e che oggi ci invita a estrarre il meraviglioso nettare dell’esperienza per guardare al futuro con occhi luminosi e pieni di speranza e fiducia. Ma ancor più per guardare al Presente, vero Dono della nostra Essenza spirituale, con immenso Amore.
Buon fine anno!
Samantha e Flavio
La lettera a Babbo Natale
“Sir, ha già scritto la lettera a Babbo Natale?”.
“Lloyd, Babbo Natale non esiste”.
“Ma esiste ciò che gli potrebbe scrivere, sir”.
“Questo non vuol dire che a Natale riceverò quello che ho chiesto”.
“Non si preoccupi, sir. Per allora il regalo l’avrà già ricevuto”.
“E quale sarebbe, Lloyd?”.
“Il coraggio di desiderare, sir”.
“Mi porti carta e penna, Lloyd”.
“Con molto piacere, sir” .
da “Vita con Lloyd”
Felici giorni di festa a tutti!
Distillare le esperienze
Commettere errori è umano, ma perseverare nell’errore è diabolico, dicevano gli antichi.
Credo che l’aspetto più diabolico del perseverare sia quando ci si rende conto dell’errore e ciò nonostante non si attua un cambiamento.
In questi casi, infatti, più che le giustificazioni (che spesso sottendono il senso di colpa) e i fiumi di parole servono i fatti.
Cambiando, si trasforma se stessi e si “rimedia” all’errore, o meglio ancora si dimostra con la pratica di aver fatto tesoro dell’esperienza.
Le nostre azioni, diversamente dalle chiacchiere, sono la parte manifesta della nostra anima.
A tutti, il nostro augurio di non farsi invalidare dagli errori né dal senso di colpa, ma di imparare a distillare buon nettare dalle esperienze e rendere così la propria vita e il mondo un luogo sempre più paradisiaco
Con affetto 🧡
Flavio e Samantha
Felice Natale!
Il vero spirito del Natale non è nell’aprire i regali, ma nell’aprire il cuore all’amore!
Auguri di cuore per gioiosi giorni di festa e un Natale ricco di magia, amore e felicità!
Samantha e Flavio
Solstizio d’inverno e rinascita
L’oscurità è il grembo in cui nasce la vita, il luogo di germinazione di tutte le possibilità, il principio. E così è anche la lunga notte del Solstizio d’inverno. Il momento più buio dell’anno, ma anche l’inizio del nuovo ciclo solare. Da domani il Sole comincerà la sua risalita nel cielo e le giornate torneranno ad allungarsi. Questo è un momento di intimo raccoglimento, di forza allo stato embrionale, di pura potenza, un momento che ci esorta a prenderci cura dei semi della rinascita.
Oggi salutiamo, lasciandoci alle spalle, ciò che dell’anno passato ha fatto il suo corso, donandoci i frutti dell’esperienza, e prepariamoci al nuovo.
Accendiamo in noi la luce della speranza per prepararci ad accogliere un anno prospero e generoso, e festeggiamo, danziamo e condividiamo gli amici e la famiglia.
Felice Solstizio d’Inverno!
Quando si chiude una porta…
QUANDO SI CHIUDE UNA PORTA, SI APRE UN PORTONE
Un modo di dire che tutti conosciamo nel suo significato di esortazione a non preoccuparsi per un’opportunità persa, perché proprio lì sta il punto di partenza per accedere a situazioni migliori.
In questa interpretazione è implicito anche il suggerimento a non soffermarsi troppo a guardare con rimpianto la porta che si è chiusa per non lasciarsi sfuggire quella che si sta aprendo.
Oggi, però, vorrei proporre un’interpretazione un po’ differente, e per farlo dobbiamo usare un pizzico di fantasia… Proviamo a immaginare una condizione dove effettivamente, chiusa una porta, si apra un portone.
A me, per esempio, viene in mente un castello, dove la prima porta racchiude l’ambiente in cui si vive e la seconda, posta nelle mura di cinta, separa il mondo interno da quello esterno.
In questo scenario vedo delinearsi il mio protagonista. Forse è un principe o una principessa, poco importa ai fini della storia. Ciò che conta è che, un bel giorno, il nostro eroe si rende conto che la vita lì dentro gli riserverà ben poche sorprese. Il suo ruolo è già stato definito, il suo destino tracciato. Cosa fare per cambiare qualcosa? Cosa, per inventare e scrivere un copione nuovo, una storia sua?
Decide, così, di ribellarsi, di infrange la lealtà familiare, e uscire dal castello.
Probabilmente contro la volontà dei suoi genitori.
Probabilmente sbattendo la porta.
È a questo punto che, attraversando il cortile, vede spalancarsi davanti a sé il portone.
Un portone che si affaccia su un avvenire ancora da inventare, passo dopo passo.
Ecco che il detto “quando si chiude una porta, si apre un portone” si trasforma in “quando abbiamo il coraggio di chiudere una porta, allora si può aprire il portone”.
Ma non accade per caso né per il fato e neanche grazie al genio della lampada.
Accade perché abbiamo il coraggio di uscire da un luogo sicuro (non è detto che sia anche un luogo felice, è sufficiente che sia noto per renderlo più sicuro dell’ignoto), disubbidire ai genitori (è un istinto naturale, non è necessario che siano degli aguzzini), infrangere la lealtà familiare (che non vuol dire rinnegare o abbandonare, ma semplicemente concedere a se stessi il privilegio di essere ciò che si è piuttosto che la replica di qualcun altro) e poi iniziare a viaggiare per il mondo… scoprire se stessi… realizzare i propri sogni.
Ci sono molte varianti di questa storia, il castello può essere una cascina in campagna o un condominio di città, il protagonista può essere donna o uomo, giovane o adulto, la vita in famiglia può essere felice o terribile, i rapporti pacifici o battaglieri, ma sempre, se non si imbocca la via d’uscita, chiudendosi una porta alle spalle, non si potrà spalancare quel portone che tutti sognano e pochi oltrepassano…
Buon Viaggio!
Samantha
“E, i proverbi, signor conte, sono la sapienza del genere umano”.
Alessandro Manzoni, I promessi sposi
L’anno degli eroi

Ringraziamenti
Un romanzo come questo ha molti debiti di riconoscenza che, potrei dire, si perdono nella notte dei tempi, perché la sua creazione non nasce esclusivamente dalla mia esperienza personale, ma attinge a teorie filosofiche e psicologiche, alle quali hanno contribuito moltissimi personaggi di indiscusso ingegno. Pur non volendo far torto a nessuno, citerò le persone a me più vicine in termini di affinità di pensiero.
Un sentito ringraziamento va agli antichi filosofi greci per aver introdotto il termine di archetipo, riferendosi ai principi universali preesistenti alla realtà fenomenica. E tra questi una menzione speciale va a Platone per aver formulato la dottrina delle idee, anche se credo che meriti di essere ringraziato anche per altri motivi.
Venendo a tempi a noi più vicini, ringrazio Carl Gustav Jung, il cui lavoro mi ha ispirato costantemente, e che mi ha fornito il trampolino di lancio per poter vedere all’opera gli otto protagonisti di questa storia nel loro personale viaggio dell’eroe.
Jung suggerì che i racconti mitici dei viaggi iniziatici, come l’Odissea, l’Eneide o Ercole, si potessero intendere come espressioni simboliche di un processo di trasformazione psichica che tutti noi siamo invitati a compiere durante la nostra vita, e chiamò questa evoluzione processo di individuazione o viaggio dell’eroe.
Questo viaggio è una chiamata ai Misteri dello Spirito, verso la scoperta di un mondo che esiste al di là delle apparenze e delle convenzioni sociali, un viaggio che, passando per la costruzione di una maschera sociale e per la creazione e l’integrazione delle parti in ombra della nostra psiche, giunge all’identificazione del vero Io spirituale. Un viaggio che è unico per ciascun individuo, ma che si articola su una trama archetipica comune.
Naturalmente, ringrazio anche James Hillman, allievo di Jung, per aver portato a un’ulteriore evoluzione la teoria degli archetipi, e Carol Pearson per averla attualizzata. E non dimentico tutti gli studiosi, più o meno noti, che hanno seguito tali orme. Grazie a chi ha semplicemente posato una piastrella, come a chi ha eseguito i calcoli strutturali per i pilastri portanti. La cattedrale non è ancora finita, ma già splende a sufficienza per destare ammirazione.
E ora veniamo alla seconda parte dei riconoscimenti, quella più strettamente attinente alla realizzazione pratica di questa storia.
Per cominciare, mi concedo di esprimere un ringraziamento occulto a chi non sa di aver partecipato, ma che, con la sua sola presenza, è stato fonte di ispirazione. Non sapere non significa non esistere!
E poi…
Grazie a Patrizia Mucciolo, la quale non manca di confrontarsi su temi che si rivelano spesso tangenti al tema di questo libro, e che ha saputo aiutarmi nella difficile operazione di spogliarlo del superfluo.
Grazie a Tamara Colombo per la lettura attenta e per le impressioni che mi ha comunicato, perché sono servite a modificare alcuni particolari del romanzo e a scegliere la copertina.
Grazie a Maria Fazio, che ha accettato di inserire tra i numerosi impegni anche la lettura in anteprima del romanzo, regalandomi utili consigli, nonché numerosi suggerimenti per la veste grafica del libro.
Grazie a Sara Stefanini per avermi fornito un prezioso confronto.
Infine, e non per stabilire una graduatoria, ringrazio mia moglie, Samantha Fumagalli, che nonostante scriva meglio di me, mi ha istigato senza posa alla stesura dell’Anno degli eroi e mi ha aiutato nel lavoro di revisione.
Ogni cosa ha la sua stagione
“Non desidero una rosa a Natale più di quanto possa desiderar la neve a maggio: d’ogni cosa mi piace che maturi quand’è la sua stagione.”
William Shakespeare